Il Covid-19 sta mettendo a dura prova la tenuta emotiva degli operatori sanitari a stretto contatto con pazienti affetti dal virus: sono ad alto rischio di sviluppare sintomi come ansia , Insonnia e stress.
La paura di essere contagiati e di essere essi stessi veicolo di contagio soprattutto per i propri cari, colleghi ed amici, il doversi confrontare con una malattia nuova e sconosciuta, l’elevata mortalità, l’incertezza della situazione ha portato molto stress, ansia e rabbia negli operatori sanitari.
Non è indifferente oltretutto la fatica fisica legata all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuali per molti operatori sanitari dovendo garantire l’isolamento a cui sono sottoposti: lo vediamo nei giornali e in tv, le foto di alcuni dei sanitari in tuta bianca, blu con le occhiaie, i nasi arrossati. La mitezza dell’animo distrutta dal dolore del lavoro sono le stesse di tanti altri colleghi che in tutto il mondo portano lo sforzo di questi problemi che affliggono gli operatori stessi che stanno affrontando nelle terapie intensive, nelle corsie sul territorio. E la stanchezza dei sanitari continua a vedersi nei volti segnati, nelle parole mescolate a rabbia e disperazione. Nei piccoli gesti che vogliono impedire ad un affetto di perdersi, ad una vita di soffrire. Continuare a sentirsi utili comunque, a costo di continuare a lavorare senza i presidi, perché sono finiti, perché stanno arrivando, perché arriveranno.
E’ importante riconoscere il rischio e l’entità di questi sintomi per non abbandonare gli operatori sanitari e la protezione della loro salute con un supporto psicologico; va sollecitata la massima attenzione del sistema sanitario nazionale per sostenere la spina dorsale di tutto il corpo sanitario che ci cura e assiste con tutta le competenze e professionalità, mettendo in prima lineale proprie energie. Ma la lotta contro il covid-19 deve continuare ancora.