In Italia ci sono 20 laureati in scienze infermieristiche ogni mille abitanti, meno della metà della media dei paesi Ocse (43,6), fra i quali ci posizioniamo agli ultimi posti davanti soltanto a Lussemburgo, Turchia, Messico, Grecia e Repubblica Ceca, e il loro numero è in costante calo dal 2013. Il settore infermieristico, inoltre, è uno di quelli in cui l’Italia fa più fatica ad attrarre professionisti dall’estero: gli infermieri che si sono formati in altri paesi sono il 5% del totale, contro il 7% della media Ocse, e i nati all’estero che esercitano la professione in Italia sono il 10,7%, mentre nei paesi Ocse sono pari in media al 16,2%. Il risultato è una carenza di professioni sanitarie infermieristiche che già nel marzo 2019, un anno prima che scoppiasse l’emergenza Coronavirus, ammontava a circa 30.000 unità rispetto al fabbisogno dei cittadini e che, secondo le proiezioni, salirà a quota 58.000 nel 2023, 71.000 nel 2028 e quasi 90.000 nel 2033.
Sono alcuni risultati dell’analisi ‘Le cifre degli infermieri in Italia ai tempi del Coronavirus’ di Randstad Research, il centro di ricerca del Gruppo Randstad dedicato al lavoro del futuro, che ha evidenziato la scarsa preparazione del nostro sistema sanitario ad affrontare l’emergenza, raccogliendo le previsioni di Fnopi (Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche) Istat e Ocse.
L’analisi sottolinea la grave carenza di infermieri e posti letto ospedalieri e la necessità di affrontare le priorità del sistema sanitario nazionale, evidenti da anni ma rimaste inascoltate, per poter far fronte all’emergenza Coronavirus.
La situazione è ancora più critica se si guarda alla disponibilità dei posti letto ospedalieri. Il numero è calato negli anni, passando dai 4,2 letti ospedalieri ogni mille abitanti del 2003, ai 3,2 attuali, a 1,4 punti di distanza dalla media Ocse (4,7 letti) e al 23° posto sui 36 paesi membri. Il dato è ancor più grave se si guarda ai numeri di Germania e Giappone, i paesi più anziani insieme all’Italia e quindi più simili a livello demografico, che si collocano in cima alla classifica con 13,1 e 8 letti ogni mille abitanti.
Oggi – rileva Randstad Research – sono 351.000 gli addetti alle professioni sanitarie infermieristiche che lavorano in Italia, pari a 5,8 infermieri ogni mille abitanti, a tre punti di distanza dalla media Ocse (8,8) e molto lontani dai paesi membri più virtuosi, Norvegia (prima con 17,7 infermieri ogni mille abitanti), Svizzera (17,2) e Islanda (14,5).
Il ritardo appare evidente anche se si considera il rapporto tra numero di medici e numero di infermieri in servizio, che vede l’Italia nelle ultime posizioni con 1,5 infermieri per ogni dottore, contro una media Ocse di 2,7 e a grande distanza dai primi tre paesi membri, Giappone (4,7), Irlanda (4,5) e Finlandia (4,4)
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