Spoiler: è una lamentela.
Abbiamo gestito reparti e supportato ogni tipo di paziente in uno dei periodi più duri della storia recente d’Italia. Nelle unità operative mancavano presidi, piani organizzativi e personale perché chi era deputato a prevedere e organizzare un evento del genere non si è curato di implementare alcun tipo di misura preventiva; c’è chi ha affrontato il turno protetto con i pannoloni o ha usato cerate attaccate con lo scotch o riusato decine di volte tute sudate e mascherine imbibite di saliva perché l’ospedale non forniva le protezioni necessarie. La nostra presenza era tanto importante che siamo stati obbligati a venire al lavoro anche in caso di presunto contatto con un positivo, fino a che il tampone non avesse emesso il verdetto definitivo. Ho sentito dire ad un anestesista: “Si possono comprare centinaia di ventilatori, ma un infermiere di terapia intensiva che li sappia gestire non si forma in un mese, e neanche in sei”. Le Aziende hanno limitato lo spostamento di personale, così nei reparti dove il personale è stato più colpito i reduci hanno fatto turni doppi e tripli, mentre nelle unità operative “inutili” lo si è mandato in ferie, in modo da smaltirle. Una priorità, durante un evento catastrofico.
Adesso l’emergenza è finita: gli infermieri assunti a tempo determinato sono stati licenziati. I premi economici sono stati irrisori, e in parte distribuiti senza alcun criterio meritocratico. A Padova, ospedale Covid, al personale saranno garantiti solo 10 giorni di ferie estive; come sia possibile pensare che di fronte ad un’eventuale ripresa di pandemia in autunno ci saranno le forze per fare fronte ad un altro carico di stress del genere, non è dato sapere. In alcuni ospedali gli infermieri nei loro turni di riposo sono chiamati dall’Ufficio Personale a misurare la temperatura dei visitatori e a chiedere perché si trovino lì: una visita prenotata? un parente ricoverato? E in questa veste di infermiere – usciere (perché è noto, per misurare la temperatura ci vuole personale specializzato), nel caso si rifiuti l’ingresso a chi non fa parte delle categorie sopra elencate, si rischia anche di essere coperti di insulti. C’è da chiedersi qualora dovesse venire meno il personale delle pulizie (altra categoria in prima linea durante l’emergenza, e forse più bistrattata), se l’infermiere sarà individuato come adeguato sostituto temporaneo. Non importa se hai affrontato una pandemia, se sei laureato, specializzato, se hai un master di primo o secondo livello, se sono vent’anni che lavori in un determinato settore e oramai sei un esperto: se il reparto chiude, ti spostiamo dove serve. Se manca l’operatore, lo può fare l’infermiere. Se manca l’usciere, lo può fare l’infermiere. Siamo sempre a disposizione.
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