1 settembre – Gentile direttore,
si parla in questi giorni di istituire di nuovo la figura del medico scolastico, scomparsa da molti anni. Ormai c’è il pediatra di famiglia che si prende cura di tutti i bambini, e il medico scolastico rappresenterebbe una sorta di doppione, con lo svantaggio che non conosce il contesto in cui il bambino vive, ha sporadici rapporti con la famiglia e non ha contezza della storia clinica del bambino. Tutte cose invece ben note a ogni pediatra di famiglia. Al contrario, sarebbe molto più utile l’infermiere scolastico.
La legge “Rilancio” ha introdotto nel Servizio Sanitario Nazionale la figura dell’infermiere di famiglia e di comunità. Potrebbe, questa figura professionale, che ha tutte le conoscenze e competenze specialistiche delle cure primarie e di sanità pubblica, essere impiegata anche in ambito scolastico.
A tal riguardo, come riferisce la dott.ssa Mangiacavalli, presidente nazionale della FNOPI, il Centro europeo per il controllo delle malattie (ECDC) ha pubblicato recentemente le linee guida per la riapertura delle scuole e l’infermiere scolastico viene citato come membro dello staff abituale di cui si compongono gli istituti didattici, al pari di insegnanti, personale di sostegno. Questa recentissima evidenza dimostra come l’infermiere sia, tra il personale sanitario, quello più adatto per tutelare le esigenze legate al Covid (individuazione tempestiva di casi tra studenti e staff, identificazione dell’infezione in studenti e staff con alto rischio di sviluppare gravi forme patologiche, supporto alla prevenzione) e al di fuori di esso (attività di prevenzione, controllo, assistenza in caso di disabilità e patologie croniche, prima assistenza).
Questo ruolo potrebbe essere ricoperto peraltro anche dall’infermiere pediatrico, che si dedica ai bisogni di salute dei bambini di età compresa tra 0 e 18 anni e che oggi è presente soprattutto in ambito ospedaliero.
L’infermiere scolastico potrebbe occuparsi adesso di attivare gli screening in coordinamento con gli altri professionisti e verificare l’adozione delle misure di sicurezza anti- Covid 19. E successivamente anche di: valutazione dei bisogni di salute della comunità scolastica; promozione della salute e prevenzione primaria, secondaria e terziaria; presa in carico degli alunni con malattie croniche (ad es. diabetici) o disabili, anche monitorando l’aderenza alle terapie e segnalando eventuali anomalie; riconoscimento di fattori di rischio di malattia; partecipazione alla redazione, verifica, attuazione e supervisione di protocolli e procedure per la qualità dell’assistenza; valutazione dei problemi socio-sanitari (comportamentali, ambientali e domestici) che influiscono sulla salute, da attuare in sinergia con pediatri di libera scelta e medici di medicina generale e tutti gli altri professionisti che operano all’interno del territorio; definizione di programmi di intervento infermieristici basati su prove scientifiche e di efficacia; progettazione e attivazione di iniziative di informazione sulla salute.
Ecco, l’infermiere scolastico potrebbe svolgere tutte queste funzioni, in collaborazione con i dipartimenti di prevenzione delle ASL e con gli stessi pediatri di famiglia.
Accanto all’infermiere scolastico, inoltre, sarebbe utile lo psicologo di comunità, estremamente utile in questa fase Covid, ma certamente anche successivamente, per supportare non solo i ragazzi ma anche gli insegnanti e per seguire insieme ai servizi territoriali e ai consultori familiari i bambini con bisogni speciali.
Se vogliamo che il Covid 19 rappresenti anche un’opportunità, è adesso che bisogna avere il coraggio e la tempestività di fare le scelte giuste.
Fonte Quotidiano sanità
Paolo Siani
Pediatra e Parlamentare Pd