Bisogna fare un salto a ritroso negli anni sessanta per trovare, con i primi lanci di esseri viventi nello spazio, la nascita della medicina aerospaziale. Fu Yuri Gagarin, cosmonauta sovietico, il primo uomo a volare nello spazio. A bordo della Vostok 1 raggiunse l’orbita terrestre nel 1961. Da allora le missioni nello spazio si sono intensificate sia per numero che per durata: nelle stazioni spaziali gli astronauti rimangono in orbita per settimane e anche mesi.
Ma la permanenza nello spazio, ovvero la vita e il lavoro lì non sono scevri da problemi di differente natura: l’assenza di peso, le difficoltà nelle funzioni fisiologiche, le modalità di nutrizione, le radiazioni, l’irraggiamento solare sono solo alcune di quelli che gli astronauti incontrano e che si riflettono in modo e misura diversa sull’organismo.
Sono molti gli studi che documentano e approfondiscono gli effetti dello spazio sull’organismo umano: la medicina aerospaziale ha fatto molti progressi. Da qualche tempo si comincia a parlare anche di infermieristica aerospaziale.
In che termini, con quali implicazioni, quali applicazioni, per quali obiettivi, ne abbiamo parlato con Francesco Satiro, giovane collega di Pescara che ha conseguito con lode la laurea in Infermieristica discutendo la tesi “Un nuovo orizzonte per la professione: caratteristiche e limiti dell’infermieristica aerospaziale”.
FRANCESCO, PERCHÉ UNA TESI SU QUESTO ARGOMENTO?
Lo spazio, così come lo studio dell’infermieristica, mi ha sempre affascinato, e così ho provato a ricercare il modo per unire i due aspetti con l’obiettivo di approfondire. Ho scritto al direttore esecutivo della Space Nursing Society, società congiunta alla NASA (scoprendo con stupore che erano già dieci anni che gli infermieri americani si occupavano di tale specialità) manifestando il mio interesse verso questo ambito.
Il direttore, sorpreso poiché io primo in Italia, mi ha inviato per posta cartacea una serie di documenti e linee guida inerenti l’infermieristica aerospaziale.
In quell’istante si è aperto davanti a me un universo di sapere. Avevo bisogno di una tesi così per iniziare a parlarne e a promuovere il confronto con i colleghi.
Perché l’infermieristica aerospaziale è un nuovo orizzonte?
Perché fino ad ora nel nostro Paese non se ne è mai parlato e con il suo sviluppo si possono davvero aprire nuove prospettive di applicazione dell’Infermieristica.
IN UN PASSAGGIO DELLA TUA TESI AFFERMI CHE LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE MEDICHE ED INGEGNERISTICHE CHE SPINGONO SEMPRE PIÙ VERSO UN’USCITA DELL’UOMO DALL’ORBITA TERRESTRE E QUINDI, NON CONOSCERE GLI ASPETTI ED I CONCETTI BASE DELL’INFERMIERISTICA AEROSPAZIALE EQUIVALE A NON AGGIORNARSI IN MERITO A QUELLO CHE POTREBBE ACCADERE DA QUI A CINQUANTA ANNI DI STORIA, A QUELLO CHE LA PROFESSIONE DOVRÀ AFFRONTARE. QUALI SONO GLI SCENARI CHE IMMAGINI E QUALI IPOTIZZI SARANNO LE SFIDE PER LA PROFESSIONE?
La sfida sarà portare avanti questi progetti ed infatti mi sto impegnando con l’OPI di Pescara per attuare progetti e gruppi di studio riguardanti i cambiamenti in microgravità dal punto di vista biologico ma soprattutto dei piani assistenziali e dal punto di vista socio-culturale. Pensiamo alla solitudine che prova un’astronauta e a come, banalmente, un counselour infermieristico sarebbe figura chiave nell’orientare l’emotività del paziente/cosmonauta congiuntamente al team multidisciplinare di professionisti (psicologi, medici, ingegneri, botanici, etc.) o pensate, tanto per citare un piccolo aspetto, alle modalità di somministrazione di fluidi in condizioni fisiche avverse. Gli scenari non sono fantascientifici. Non siamo in un film. Pensiamo alle stazioni spaziali internazionali: obiettivo è trasformare parte di queste in stazioni mediche di check-up per il ripristino dei parametri vitali e psicologici dell’astronauta. Pensiamo, infine, ad Elon Musk: a breve partiranno voli intergalattici per le famiglie e missioni per atterrare su Marte.
IN EUROPA E NEL MONDO CI SONO COLLEGHI CHE HANNO EFFETTUATO ESPERIENZE AEROSPAZIALI?
I colleghi americani di certo. Già nel 1959 Delores O’Hara e Shirley Sineath furono le prime due infermiere assegnate al lavoro aerospaziale con la Mercury Seven Astronauts: venne commissionato loro lo sviluppo di un kit per le emergenze fuori orbita, l’esecuzione dei check-up agli astronauti e lo sviluppo di un programma per l’alimentazione bilanciata.
Da allora negli Stati Uniti ci si è concentrati sulla ricerca infermieristica e sull’applicazione delle pratiche infermieristiche in luoghi inospitali, come, d’altro canto, è lo spazio. In Europa, purtroppo, non ci sono ancora bandi di ricerca per infermieri aerospaziali ed è questo l’elemento da valorizzare e portare avanti.
Partire dalla fine per tornare a ritroso: studiare lo spazio aiuta a capire i processi terresti.
PER CONCLUDERE, I LIMITI E I VANTAGGI DELL’INFERMIERISTICA AEROSPAZIALE?
I limiti sono posti dall’ambiente: non è facile ricreare le estreme condizioni dello spazio e simulare gli avvenimenti possibili. Si tratta di una materia per certi versi nuova e sconosciuta.
I vantaggi? Sono infinitamente vasti. La meraviglia data dallo spazio diventa per il professionista una sfida: cambiano i concetti di sterilità e patogenicità dei microorganismi, cambiano le reazioni di adattamento della persona allo stato di malattia, cambiano le patologie stesse ed i farmaci utilizzabili per abbatterle, cambia la ricerca, cambia la psicologia dell’uomo, cambia in generale l’assistenza stessa, con tre livelli di operatività nel pre-volo, nell’orbita e nel rientro a terra.
Cambiano i modi di vedere la sessualità, la gioia, la cultura, l’interdisciplinarietà, cambiano le dinamiche di gruppo e i livelli di tensione. Cambiano anche i rapporti con la famiglia a casa, con gli amici, con i colleghi. C’è molto, nel futuro dell’infermieristica aerospaziale.
Redazione NurseNews. Eu
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