Secondo un nuovo studio condotto in Argentina, i cui dati sono stati presentati presso l’Istituto Spallanzani di Roma, il vaccino anti Covid russo Sputnik V produrrebbe anticorpi neutralizzanti nel sangue nel 100% dei vaccinati. Il virologo Galli (Sacco): “Non si può che considerarlo un vaccino importante e interessante”.
Il vaccino anti Covid Sputnik V, realizzato dal Centro Gamaleya di Mosca, produrrebbe anticorpi neutralizzanti nel sangue nel 100% dei vaccinati. È quanto emerge da un nuovo studio condotto in Argentina, i cui risultati sono stati presentati qualche giorno fa durante l’incontro online tecnico-scientifico tra le direzioni e i ricercatori dell’Inmi Spallanzani Irccs di Roma con il Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologica Nicolaj Gamaleya e del Fondo Russo di Investimento. Il siero russo, dunque, si conferma tra i più promettenti nella lotta al Coronavirus, mentre è cominciata la valutazione da parte dell’Ema, che a breve potrebbe dare il via libera alla sua somministrazione nei 27 paesi membri dell’Ue. I due Istituti, inoltre, hanno condiviso “la necessità di instaurare rapporti stabili di collaborazione scientifica finalizzati allo sviluppo e alla valutazione clinica di nuove strategie vaccinali e terapeutiche. Si provvederà a breve a stilare un protocollo d’intesa tra i due istituti”, aggiungendo che “sono stati analizzati anche dati relativi a nuovi aspetti degli studi di impatto nella popolazione anziana e nei confronti delle varianti emergenti di Sars-CoV-2”.
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“È la prima volta che due grandi istituti di ricerca si mettono insieme per lavorare ai vaccini e alle terapie anticovid. Abbiamo superato la logica della geopolitica”, ha commentato Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Irccs Spallanzani, il quale in una intervista a Repubblica ha aggiunto che “hanno detto che sugli over 60 il loro vaccino può raggiungere una copertura del 99%. Ma noi questi dati vogliamo vederli. Ce li manderanno”.
Sulla questione Sputnik è intervenuto anche Massimo Galli, virologo del Sacco di Milano: “Sputnik nasce teoricamente male per motivi mediatici e con grande scetticismo dalla componente scientifica occidentale assenza di dati”, ha commentato intervenendo come ospite di Timeline su Skytg24, il quale non ha mai nascosto di essere favorevole alla somministrazione di Sputnik anche in Italia. “Poi ci sono stati dati interessanti seguiti da dati importanti della sperimentazione di fase 3 e non si può che considerarlo un vaccino importante e interessante. Anche perché c’è un aspetto particolare, si tratta infatti di un vaccino con adenovirus vettore nel quale vengono utilizzati due adenovirus diversi come vettori uno per la prima e uno per la seconda riducendo di molto quella interferenza che il sistema immunitario umano potrebbe avere reagendo contro gli adenovirus in questione”, ha spiegato. Il vaccino russo, che è in fase di distribuzione in 38 paesi in tutto il mondo e viene somministrato sempre in due dosi, è infatti costituito da due diversi virus appartenenti alla famiglia degli adenovirus, Ad26 e Ad5, modificati per contenere il gene per la produzione della proteina spike Sars-CoV-2, che il Coronavirus utilizza per entrare nelle cellule del corpo umano. Dunque, si tratta della tecnica del vettore virale impiegata anche AstraZeneca e Johnson & Johnson. I due adenovirus, però, vengono somministrati separatamente: il virus Ad26 viene utilizzato per la prima dose e Ad25 per la seconda, iniettate a distanza di 21 giorni l’una dall’altra, stimolando così la risposta immunitaria.
Redazione NurseNews.eu
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