STANDARD RCN SULLE DOTAZIONI ORGANICHE INFERMIERISTICHE IN PEDIATRIA
Royal College of Nursing. Guidance on safe nurse staffing levels in the UK. RCN 2010
Nell’ultimo decennio si sono accumulate numerosi studi che hanno indagato sugli effetti che la riduzione delle risorse e le modifiche organizzative dei sistemi sanitari hanno sulla salute degli assistiti. In particolare, sono stati studiati gli effetti che i livelli numerici degli organici dei professionisti sanitari e i carichi lavorativi hanno sull’incidenza di complicanze, errori, decessi ed altri eventi avversi sanitari.
La letteratura scientifica ha ampiamente dimostrato il forte impatto del cosiddetto Nurse-to-patient Ratio sulla qualità delle cure erogate e sulla sicurezza del paziente.
Si definisce Nurse-to-Patient Ratio o Nursing Ratio (NR) il rapporto numerico tra il numero degli infermieri addetti all’assistenza presenti in turno di lavoro in un certo reparto ed il numero dei pazienti ricoverati nello stesso reparto durante quel turno di lavoro. E’ stato calcolato che per ogni paziente in più per infermiere (rispetto al numero stabilito come ottimale) corrisponde un aumento del 7% della mortalità a 30 giorni dal ricovero in ospedale (1). In ambito neonatale, un rapporto numerico infermieri-pazienti di 1 a 1 riduce del 48% il rischio di mortalità intraospedaliera (2). L’aumento del numero di infermieri nei reparti di terapia intensiva neonatale è stato associato ad una significativa diminuzione del rischio, per i bimbi ricoverati, di contrarre infezioni sistemiche (3). L’aumento del numero di pazienti per infermiere è inoltre correlato all’aumento dell’incidenza di infezioni da Stafilococco aureo meticillino-resistente in reparti di ustionati (4). Infezioni del tratto genito-urinario e della ferita chirurgica si sono dimostrate più frequenti nei reparti dove risulta aumentato il carico di lavoro a causa di un NR troppo basso (5). E’ stato inoltre dimostrato il ruolo del NR nella frequenza di eventi avversi nella pratica clinica (es. estubazione accidentale in terapia intensiva pediatrica) (6). Il NR è inoltre uno dei fattori maggiormente coinvolti nell’incidenza di sindromi da Burnout e nel turnover del personale infermieristico (1).
Nonostante le numerose evidenze scientifiche riguardanti gli effetti negativi della riduzione del numero di infermieri sugli esiti di salute degli utenti, negli ultimi anni il sistema sanitario italiano ha perseguito in modo sistematico una progressiva riduzione delle dotazioni di infermieri, concentrando sul taglio di queste una buona parte dei risparmi necessari al contenimento della spesa sanitaria.
Al contrario del sistema sanitario italiano, i servizi sanitari occidentali più avanzati, prendendo atto di quanto emerge dalla letteratura sugli effetti che un inadeguato NR produce sulla salute dei pazienti, hanno investito risorse nello sforzo di garantire un livello numerico appropriato di infermieri in rapporto ai pazienti assistiti da questi. Il vecchio concetto della pianta organica e quello dei minuti di assistenza giornaliera sono stati superati e al loro posto è stato introdotto e si è consolidato il criterio del rapporto numerico pazienti-infermiere secondo livelli di complessità assistenziale come l’unico valido per determinare l’organico ottimale di un reparto di degenza.
Recentemente, il Sole 24 Ore Sanità ha affrontato l’argomento (7). Questo criterio è stato recepito con legge da vari stati americani tra cui la California, e incluso in linee guida utilizzate dal sistema sanitario inglese. Questo criterio consiste nel fissare a priori il numero massimo di pazienti per ciascun infermiere in ciascun momento della giornata in un reparto; da quello procede poi a calcolare l’organico minimo che tale reparto deve avere, tenendo conto del numero di posti letto del reparto e del numero di turni in cui è articolato l’orario di lavoro.
Il Royal College of Nursing (RCN) ha recentemente stabilito nuovi standard per le dotazioni infermieristiche in pediatria. Più facilmente raggiungibili rispetto a quelli pubblicati dallo stesso organo nel 2003, i nuovi livelli minimi di staff dettagliano con maggior precisione il numero di Infermieri necessari in un reparto di pediatria differenziando il fabbisogno tra turni di giorno e turni di notte e tra area pediatrica ed area neonatale. Attualmente gli strumenti a disposizione per il calcolo della complessità assistenziale in abito pediatrico sono soltanto due: il sistema PANDA ed il sistema STEAM (IdB 58). Vi riportiamo di seguito un estratto delle ultime indicazioni fornite nel 2010 dal RCN.
In generale devono essere rispettati i livelli minimi di dotazione organica riportati nella tabella 1.
Per i reparti di neonatologia, il RCN in collaborazione con la British Association of Perinatal Medicine raccomanda di rispettare i livelli minimi di dotazione organica riportati nella tabella 2.
Inoltre lo skill mix consigliato, cioè l’insieme di competenze di coloro che lavorano in un reparto, per i reparti di Neonatologia prevede la presenza di un coordinatore di turno per ogni turno (in aggiunta agli Infermieri che forniscono cure dirette) ed in ogni turno deve essere presente almeno un infermiere specializzato in neonatologia. La dotazione organica in Neonatologia dovrebbe rispettare le seguenti indicazioni di skill mix (tabella 3):
Nei reparti di Terapia Intensiva pediatrica e rianimazione il RCN raccomanda di rispettare i livelli minimi di dotazione organica (secondo i 4 livelli di complessità stabiliti dalla Paediatric Intensive Care Society) riportati nella tabella 4.