Da Dalt: «Diminuiscono i piccoli pazienti ma il reparto non si ferma mai. Qui arrivano i casi gravi da tutto il Veneto»
Per sua stessa ragion d’essere il Pronto soccorso lavora 24 ore al giorno, sette giorni su sette. Non fa eccezione il mese di agosto e non fa eccezione il Pronto soccorso pediatrico dell’Azienda Ospedale-Università di Padova. L’arrivo di piccoli pazienti da tutto il Veneto diminuisce d’estate ma non si interrompe mai.
Cambiano i motivi degli accessi – mancano le infezioni respiratorie tipiche della stagione più fredda e si moltiplicano punture di insetto e fratture – immutato rimane l’approccio a 360 gradi che il personale, medico e infermieristico, riserva a bambini, ragazzi e loro genitori. E in agosto lavora anche la professoressa Liviana Da Dalt che dirige la Pediatria d’urgenza oltre che essere al timone del Dipartimento Salute della donna e del bambino del Policlinico padovano.
Professoressa Da Dalt, com’è il trend nel Pronto soccorso pediatrico in queste settimane?
«Si continua a lavorare, il servizio non si ferma. Nella stagione stiva in termini numerici registriamo una pressione minore: passiamo da una media di 90 accessi al giorno dei mesi primaverili, autunnali e invernali, con picchi fino a 120 accessi, ai 50-60 di media che vediamo tra giugno e settembre, con picchi fino a 80 specie nei fine settimana».
Cambiano i numeri ma cambiano anche le ragioni per cui i bambini arrivano in Pronto soccorso?
«Sicuramente ci sono situazioni più tipiche dell’una o dell’altra stagione. In estate per esempio le infezioni respiratorie importanti con sintomi che richiedono l’accesso al Pronto soccorso non ci sono. Questo si spiega anche con il fatto che i bambini non stanno in comunità chiuse come d’inverno dove i germi proliferano».
Quindi cosa vedete?
«Rimangono tantissimi altri problemi e, del resto, tutto può accadere. Vediamo febbri di bimbi molto piccoli, neonati e lattanti, dovute a infezioni virali. Ci sono poi infezioni cutanee dovute al fatto che i bambini, poco vestiti per il caldo, possono venire aggrediti dagli insetti o subire piccoli traumi. La cute si infetta a volte andando incontro a infezioni anche profonde.
Per questo raccomandiamo sempre di pulire e disinfettare molto accuratamente ogni ferita, anche piccola. Aumentano i traumi dal momento che i bambini stanno fuori e giocano di più. E poi ci sono le situazioni tipiche dell’estate, come i colpi di calore causati da eccessiva esposizione al sole e al caldo, semi annegamenti in piscina o in mare: qui arrivano i minori da tutta la regione per casi di particolare gravità, visto che insieme a Verona siamo l’unico Pronto soccorso pediatrico propriamente strutturato. Ci sono i morsi di insetto e di vipera come abbiamo visto di recente».
Non c’è di che annoiarsi insomma. Ma quanti di questi bambini finiscono poi ricoverati?
«L’85% dei casi si risolve in Pronto soccorso, e il 15% richiede per metà l’osservazione breve fino a 24 ore, con la grande maggioranza che al termine va a casa. E qui è fondamentale la stretta collaborazione con i pediatri sul territorio. Un’altra metà viene ricoverata subito. Da notare, poi, che questo Pronto soccorso va oltre l’aspetto dell’emergenza-urgenza. Di fatto è la porta d’ingresso alla Pediatria: tutti i bambini che arrivano da altri ospedali, qualsiasi sia la patologia, passano da qui».
Sono molti i codici bianchi e gli accessi inappropriati al Pronto soccorso pediatrico?
«I codici bianchi sono tra il 15 e il 20% del totale ma non significa che siano inappropriati. Quello che cambia è il grado di urgenza. Si attende di più, e comunque cerchiamo di evitare le attese troppo lunghe e devo dire che per il 97% dei casi riusciamo a rispondere entro le 4 ore. Va sottolineato, poi, che un codice bianco non esclude necessariamente una malattia anche grave, pur in assenza dell’urgenza. Nessun caso va sottovalutato».
C’è anche una componente di preoccupazione dei genitori che si somma a queste situazioni?
«Ovviamente c’è ed è comprensibile e inevitabile. L’importante è che ogni famiglia e ogni bambino si senta preso in carico, al centro dell’attenzione. Nel momento in cui ce l’abbiamo davanti, ogni bambino è il più importante. L’esperienza del Pronto soccorso può esser la prima con il mondo ospedaliero-sanitario e a maggior ragione dobbiamo evitare che sia traumatica. Anche perché oltre la metà dei bimbi che arrivano qui è sotto i tre anni di età».