Nei paesi industrializzati la prevalenza delle infezioni correlate all’assistenza va dal 3,5% al 12%. In Europa ogni anno sono 4,1 milioni le persone colpite da infezioni correlate all’assistenza sanitaria, con 16 milioni (6%) di giornate di degenza aggiuntive e circa 37.000 decessi.
In Italia nello specifico, ogni anno sono tra le 450 e le 700 mila le infezioni correlate all’assistenza, tra cui al primo posto troviamo le infezioni delle vie urinarie, seguite dalle infezioni della ferita chirurgica, le polmoniti e le sepsi.
Le infezioni correlate all’assistenza insorgono almeno 48 ore dopo il ricovero in ospedale, entro 30 giorni da un intervento chirurgico o entro i 3 giorni successivi alle dimissioni in un paziente in cui al momento dell’ingresso in ospedale non erano presenti né come manifeste né in incubazione.
Nel processo di prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) l’infermiere ricopre un ruolo centrale essendo il responsabile generale dell’assistenza infermieristica e rappresenta l’anello di congiunzione tra i diversi professionisti oltre che essere riferimento costante per l’utente.
La mansione tipica dell’infermiere prevede la somministrazione di farmaci prescritti nel corpo Umano,l’educazione sanitaria , la valutazione dello stato di salute del paziente,inoltre egli si avvale dell’operatore di supporto per l’assistenza di base coordinando le priorità assistenziali.
Nonostante il ruolo dell’infermiere venga ancora oggi confuso,sia per ignoranza che per dolo, con la figura dell’infermiere generico e perciò demansionato e sfruttato ,tale immagine stride fortemente con il ruolo di fondamentale Importanza che lo stesso riveste all’interno del processo di cura e specificatamente nell’attività di prevenzione delle ICA.
Infatti nel momento in cui ci si pone come obiettivo la capacità di controllare le infezioni intra ed extraospedaliere riuscendo a mantenere le stesse ad un livello ACCETTABILE sia nella quantità (quanti nuovi casi nel tempo, localizzazione, tipologia di pazienti colpiti) che in relazione alla gravità delle infezioni stesse ,l’infermiere diventa automaticamente centro di prevenzione delle INFEZIONI.
L’attuale carenza di personale infermieristico in Italia è di 80.000 unità (fonte Fnopi).
A ció vi é da aggiungere la carenza cronica di un numero imprecisato di personale di supporto all’assistenza di base .
Tali gravi carenze organiche non permettono, soprattutto dal punto di vista tecnico- organizzativo, di prevenire le infezioni correlate all’assistenza PER LA CONSEGUENTE PROMISCUITÀ FORZATA DELLE RISPETTIVE MANSIONI CHE CAUSA L’ AUMENTO DI TUTTI I FATTORI DI RISCHIO .
Attività quotidiane come ad esempio la SOMMINISTRAZIONE dei farmaci,la certificazione e validazione dei processi di sterilizzazione, la corretta preparazione dei pazienti e dei materiali per le procedure invasive anche attraverso l’agire del personale di supporto, nonché le corrette cure igieniche da parte del personale ausiliario e l’ oculato impiego delle sostanze antisettiche e disinfettanti, la formazione e l’indirizzo del personale neoassunto e non da ultimo il controllo della asepsi dei parenti visitatori, fanno del professionista infermiere una risorsa necessaria e rilevante nella prevenzione e contenimento delle ICA,va da sé che nel momento in cui il numero del personale sia insufficiente tutte le attività sopra menzionate non potranno essere eseguite a regola d’arte.
Anche per questo è fondamentale sottolineare che ai fini di un’efficace lotta alla prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza ospedaliere (Ica) e all’antibiotico resistenza ,l’infermiere di fatto non dovrebbe mai praticare le cure igieniche (malpractice),mansione non a caso riservata al personale di supporto per salvaguardare la salute E IL BENE PUBBLICO.
In buona sostanza la lotta alle ICA inizia attraverso un numero adeguato di personale,proseguendo poi con una corretta gestione tecnico organizzativa , passando agli aspetti legati all’autonomia professionale degli infermieri. Tutto ciò è strettamente correlato e speculare rispetto al problema dell’antibiotico resistenza, dei ricoveri prolungati e delle alte percentuali di mortalità legate alle ICA stesse.
Redazione NurseNews.eu