Per la prima volta in Ticino l’”Immunotherapy for Infectious Diseases Conference”, che riunisce esperti internazionali ed è organizzata, quest’anno, dall’IRB. Si cercano alternative ai farmaci “classici”
Un appuntamento scientifico per gli esperti del settore, ma al tempo stesso anche una dimostrazione del vivace panorama della ricerca biomedica ticinese. Stiamo parlando dell’Immunotherapy for Infectious Diseases Conference 2023 (in italiano “conferenza sull’immunoterapia per malattie infettive”), che si terrà dal 26 al 29 settembre a Bellinzona, presso la sede di Bios+. I lavori verrano aperti da Mario Branda, sindaco di Bellinzona, e da Davide Robbiani, direttore dell’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB). L’evento è organizzato dallo stesso IRB, insieme all’Università di Pavia, alla Technische Universität Braunschweig (Germania) e all’Inserm (Institut national de la santé et de la recherche médicale, Francia), e giunge alla sua terza edizione (la prima in Ticino).
Tra un seminario e una fetta di pizza, menù curiosamente previsto per la prima serata, idee e carriere si intersecano in collaborazioni e opportunità lavorative perché, promette Luca Varani, direttore del laboratorio di biologia strutturale all’IRB e co-organizzatore della conferenza, «sarà un incontro volutamente molto informale, per favorire lo scambio di informazioni e di contatti».
Il comitato organizzatore ha optato per un numero di partecipanti relativamente piccolo, limitando le iscrizioni a 130 esperti in arrivo da diversi Paesi, proprio per catalizzare le dinamiche sociali. Inoltre, questa conferenza si distinguerà da altri convegni accademici per la nutrita rappresentanza dell’industria biotech, includendo sia grandi case farmaceutiche che startup. «Così – spiega Varani – gli scienziati inizieranno a considerare anche una serie di aspetti commerciali, e le aziende farmaceutiche, dal canto loro, vedranno che cosa sta facendo la ricerca pubblica, sempre più avanzata. È un’opportunità anche per i dottorandi, perché avranno la possibilità di entrare in contatto con importanti figure della ricerca e dell’industria, e magari stringere legami significativi per la propria carriera».
Negli ultimi due decenni Bellinzona è riuscita a costruirsi una solida reputazione nell’ambito dell’immunologia, grazie alle ricerche dell’IRB e dello IOR, e anche di startup di successo come Humabs (ora del gruppo statunitense Vir). «Il fatto che una città relativamente piccola come Bellinzona sia conosciuta a livello internazionale perché fa scienza di alto livello – dice Varani – è una cosa di cui andiamo molto fieri».
Tra le varie branche dell’immunologia, ovvero lo studio del sistema immunitario, la conferenza si concentrerà sul possibile trattamento delle malattie infettive (dalle più gravi alla comune influenza) con gli anticorpi monoclonali e con altri “strumenti” di immunoterapia: una strategia per certi aspetti nuova, in un settore che finora era stato dominato, invece, dagli antibiotici, per le infezioni batteriche, e da farmaci antivirali con meccanismi molto differenti da quelli degli anticorpi monoclonali (che, lo ricordiamo, sono anticorpi simili a quelli prodotti naturalmente dall’organismo, ma modificati con tecniche di ingegneria genetica per “mirarli” contro bersagli definiti dai ricercatori).
solo durante la fase di ricerca e sviluppo, ma anche e soprattutto quando il farmaco viene poi prodotto su scala industriale. Rendere questi medicinali più economici è fondamentale anche per poterli utilizzare nei Paesi meno sviluppati, dove sono più diffuse le malattie infettive, ma dove, nello stesso tempo, appaiono molto limitate le risorse per la sanità. Nelle aree vicine all’equatore sono endemiche, per esempio, malattie come la febbre Zika, la dengue o la malaria, che assieme colpiscono oltre 600 milioni di persone ogni anno. Combattere queste patologie è un dovere morale, in primo luogo, ma è anche una necessità che riguarda i Paesi più lontani, perché, come ricorda Varani, «con il Covid abbiamo visto che nel mondo d’oggi è un attimo portare una malattia infettiva da una foresta dell’Asia a tutto il mondo».
Redazione NurseNews.eu
Fonte tinoscienza.ch