Il sesto rapporto Gimbe sul Servizio sanitario nazionale, rivela che ad oggi, in Sicilia, sono presenti 3,77 Infermieri ogni mille abitanti, quando la media nazionale è pari a 5,06. Ciò evidenzia il deficit sempre più marcato di infermieri che vede protagonista la Sicilia e l’Italia in generale.
L’ultima stima della Federazione nazionale OPI parla di una carenza di 70mila unità in Italia. Come afferma Gabriele Panci, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche, alla base di questa carenza ci sarebbero almeno due principali motivi : la remunerazione economica e la qualità del lavoro.
Lo stipendio medio di un Infermiere è pari a 1.400 euro al mese, meno di ogni altro paese in Europa, e spesso si ritrovano in ambienti di lavoro dove il rapporto infermieri/assistiti è molto al di sotto della norma e questo non permette un adeguata qualità assistenziale.
“Altri motivi che fanno rinunciare alla professione sono i costi della formazione, come pure le tante responsabilità che pesano addosso all’infermiere. Motivo per cui la professione non è più attrattiva come un tempo, mentre qualche anno fa il corso di laurea infermieristica esplodeva, ad oggi notiamo una contrazione molto forte. Il periodo del covid ci ha insegnato quanto sia importante il ruolo del personale sanitario e quanti sacrifici richieda. È dunque difficile pretendere che un giovane voglia investire in un lavoro dove lo stipendio è ai minimi storici e le prospettive di carriera sono limitate. Nonostante l’Infermiere sia un laureato, in Italia, non si punta alla valorizzazione della professione”, spiega Panci.
Sono abbastanza le ragioni che spingono gli infermieri a fuggire all’estero. Paesi come Inghilterra, Germania e Svezia, ricercano infermieri italiani per una buona formazione universitaria. E l’Italia? Orazio Schillaci, Ministro della Salute, ha aperto la possibilità di ingaggiare professionisti dall’estero. “Può essere una soluzione tampone, ma non può essere la soluzione al problema” risponde Panci. Il fenomeno a cui stiamo assistendo rappresenta una situazione completamente imprevista o si tratta dell’esplosione di un problema sottovalutato? Probabilmente, se si fosse dato ascolto alle continue denunce negli ultimi anni del sindacato di categoria, si sarebbe potuto intervenire e non ci saremmo trovati in questa situazione.
L’assenza di una volontà politica nel destinare risorse adeguate al settore potrebbe determinare ulteriori conseguenze negative e mettere ulteriormente a rischio il benessere e la salute dei cittadini, i primi a soffrirne. Non c’è più tempo, la sanità pubblica e universalistica va salvata.
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