Riecheggia l’appello degli operatori sanitari del nostro paese, oggi profondamente preoccupati e indignati per le poche parole, come silenzio delle nostre istituzioni e della nostra politica.
Preoccupante anche l’unilateralità mediatica riguardo a ciò che sta accadendo da una settimana in Medio Oriente. Lo scontro tra Israele e Palestina avente luogo sulla Striscia di Gaza, rappresenta una catastrofe umanitaria senza precedenti. Secondo i dati pubblicati dal Ministero della Salute palestinese, ad oggi si contano 1.799 morti, tra cui 583 bambini e 351 donne, mentre i feriti sono 7.388, di cui 1.901 bambini e 1.185 donne. Sono numeri preoccupanti, ma purtroppo reali nell’incredulità di chi legge. Immaginate l’effetto devastante che questi attacchi hanno portato negli ospedali sull’orlo del collasso. Secondo le fonti locali si riscontrano gravi mancanze di forniture mediche di base, scorte di ossigeno e posti di terapia intensiva, e la situazione sembra solo peggiorare, impedendo loro di far fronte all’afflusso incessante di pazienti feriti e di sfollati in cerca di rifugi sicuri.
Inoltre, secondo le informazioni fornite da UNFPA, all’interno della Striscia di Gaza attualmente si trovano circa 50.000 donne incinte, le quali purtroppo non sono in grado di accedere ai servizi sanitari essenziali. Di queste, circa 5.500 donne si preparano a dare alla luce un figlio nel corso del prossimo mese, generando una media di 166 nascite al giorno. Tutto ciò
avviene in condizioni di accesso inadeguato all’assistenza sanitaria e persino all’acqua pulita. Tutte condizioni causate non solo dal conflitto, ma aggravate da 16 anni di quasi completo assedio del territorio palestinese che non permette un sufficiente e dignitoso flusso di materiale sanitario,
equipaggiamento e quindi il funzionamento adeguato delle strutture sanitarie e degli ospedali anche in tempo di pace.
Tutto questo è il risultato diretto del blocco totale imposto dal governo israeliano a partire dal secondo giorno dell’attuale conflitto. L’ONU e Amnesty International hanno chiaramente dichiarato che tale decisione non solo viola il diritto internazionale, ma costituisce un crimine di guerra. Il blocco israeliano porta in guerra non solo i soldati, ma i civili e coloro si trovano da anni in condizioni fuori da ogni forma di dignità umana. Dignità vista calpestare e sparire quando ci si ritrova a dover bere acqua non potabile destinata ai servizi igienici per mancanza di altre risorse.
Come se non bastasse, la mancanza di elettricità e carburante mette a serio rischio la vita dei feriti, aggravando ulteriormente una situazione già estremamente critica. I bombardamenti
continuano contro la popolazione civile distruggendo case, scuole, campi rifugiati e ospedali. L’esercito israeliano ha ordinato a più di un milione di persone nelle zone settentrionali e centrali di Gaza di evacuare le proprie case, scuole e ospedali per spostarsi verso il sud della Striscia. Richiesta fortemente contestata dalle Nazioni Unite e dalle più importanti organizzazioni umanitarie, in quanto non solo viola il diritto internazionale, ma mette anche a rischio la vita di pazienti vulnerabili ricoverati negli ospedali della zona settentrionale e centrale, e, più in generale, della popolazione civile a causa della mancanza di mezzi di trasporto per l’evacuazione, destinazioni sicure e assistenza medica.
Sono già state strappate troppe vite innocenti, Israele e Palestina stanno vivendo una strage in cui, a prescindere dall’esito del conflitto, semmai ci sarà, non vedrà vincitori, ma solo sconfitti. Ciò che accade oltre ad essere definita come una tragedia umanitaria, consiste in una violazione dei diritti
basici dei civili secondo la Convenzione di Ginevra. Pertanto, ci appelliamo con forza e determinazione alle nostre istituzioni locali e Nazionali affinché esercitino pressione per mettere
fine alla perpetrazione di violenze indiscriminate contro civili inermi che risulta in una vera e propria punizione collettiva. Chiediamo pertanto al Nostro Governo e all’Unione Europea che facciano tutti gli sforzi necessari per fermare la strage di civili.
Come operatori sanitari ci uniamo alla sollecitazione urgente per l’immediata creazione di corridoi umanitari sicuri che consentano alle persone di spostarsi verso luoghi di
protezione. Questa misura è dovuta dall’esercito israeliano e vitale per salvare vite umane e alleviare la sofferenza delle persone coinvolte in questa crisi.
Infine, ribadiamo l’importanza del totale rispetto della Convenzione di Ginevra e del diritto internazionale, norme sono fondamentali per proteggere i diritti umani e la dignità delle persone coinvolte in conflitti armati ed è un dovere imprescindibile sia morale che militare dell’esercito israeliano.
In guerra “Esistere” diventa “Resistere” finché sopravvivere non tornerà semplicemente ad essere
“vivere” non possiamo continuare a stare in silenzio. Non si tratta di politica, non si tratta di storia,
si tratta di umanità. Essere umani non può avere discriminazioni o barriere, bisogna aiutare in
qualsiasi modo coloro che questo conflitto non lo hanno mai voluto, e anche quando tutto questo
finirà, non ci saranno vincitori, ma solo sconfitti, da una parte e dall’altra. E se non facciamo nulla
per aiutare gli innocenti, ne usciremo sconfitti anche noi, non come soldati, ma come esseri umani.