La sanità italiana è collassata sotto i colpi diretti e decisi della pandemia da Covid-19 che abbiamo vissuto in questi anni, carenze di personale, turni massacranti sia negli ospedali che sul territorio hanno creato non pochi disaggi al personale sanitario, ai pazienti e alle proprie famiglie che spesso vedevano negate le cure ai propri cari per “mancanza di personale”.
Può uno stato come quello Italiano non garantire le cure domiciliari agli indigenti?
Purtroppo è successo, ma fortunatamente si sta correndo ai ripari partendo proprio da quel territorio “dimenticato” durante la pandemia, nel piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e nel Decreto Ministeriale 77/22 infatti si tende a riorganizzare l’assistenza sanitaria sul territorio andandola a potenziare in maniera netta e decisa, lo scopo di tali normative è quello di creare sinergia tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e servizi sociali al fine di gestire al meglio i bisogni che ogni paziente presente sul territorio presenta durante la sua vita.
Protagonista di questa “rivoluzione” portata avanti sul territorio è la professione infermieristica, nasce infatti la figura dell’ infermiere di famiglia e comunità , lo scopo principale di questa figura è quello di rendere l’assistenza infermieristica facilmente accessibile a tutti così da garantire uno dei principi etici più importanti. l’ equità delle cure,