Tutti coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 1996, si vedranno coinvolti in un taglio netto della parte retribuitiva delle future pensioni. Questo è il cambiamento previsto finora dalle bozze della legge di bilancio circolate in questi giorni e interessano insegnanti delle scuole primarie paritarie (pubbliche e private),degli asili e delle scuole dell’infanzia comunali, dipendenti degli enti locali, medici e infermieri delle aziende sanitarie locali e ufficiali giudiziari. Nell’articolo si specifica che la norma riguarda coloro che sono iscritti alla Cassa per le pensioni ai dipendenti degli enti locali (Cpdel), alla Cassa per le pensioni dei sanitari (Cps) e alla Cassa per le pensioni agli insegnanti di asilo e di scuole elementari parificate (Cpi).
Il segretario generale Cosmed, Giorgio Cavallero afferma : “Le pensioni non sono un regalo per i dipendenti in generale e per i dipendenti pubblici. In particolare gli aumenti contrattuali vengono decurtati del 37% per alimentare gli accantonamenti previdenziali, e inoltre il 33% delle retribuizioni viene destinato per la pensione futura”, aggiungendo poi “Non è chiaro se il taglio della quota retributiva proporzionale alla differenza tra i coefficienti di trasformazione previsti per la pensione di vecchiaia e quelli dell’età del pensionato nonché l’allungamento delle finestre riguarda solo i pensionandi con quota 100 equote successive o la generalità delle pensioni anticipate.” Per la confederazione dei medici e dirigenti siamo di fronte “all’ennesima discriminazione” dei dipendenti pubblici.
Chi riguarderà questa misura di riduzione pensionistica?
Avranno una riduzione tutti coloro che andranno in pensione dal 2024 con una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni, ovvero i dipendenti che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1965. La norma potrebbe coinvolgere oltre 300mila persone, circa un terzo dei dipendenti pubblici e dovrebbe portare alle casse dello Stato un risparmio di oltre un miliardo di euro.
La tabella delle aliquote, allegata a tale manovra, sostituisce quella del 1965, andando a determinare una riduzione significativa delle pensioni rispetto a quelle dei precedenti pensionati.
I cambiamenti principali
Le aliquote di rendimento, nella tabella del 1965, partono dal valore di 0,23865 (nel caso di zero anni di contributo) , fino ad arrivare a 0,375 per coloro che hanno 15 anni di contibuti). Con la nuova Manovra, tale tabella subisce un cambiamento significativo. Infatti, coloro che hanno zero anni di contributi, corrisponde un’aliquota zero. Mentre per chi ha tra 0 e 15 anni di contributi, le aliquote saranno comunque più basse rispetto la tabella del 1965. Ad esempio, volendo confrontare un’aliquota di 10 anni di contributi nella vecchia tabella con un’aliquota sempre di 10 anni di contributi nella nuova tabella, la differenza sarà di 0,31819 (tabella del 1965) con 0,25000 (tabella nuova). Moltiplicando queste aliquote con la retribuzione pensionabile, si ottiene la quota di pensione retributiva a cui si ha diritto, che dovrà essere sommata alla quota retributiva maturata successivamente. Quindi, con la nuova manovra, chi ha maturato pochi anni di contributi prima del 1996 riceverà una quota pensionistica relativa a quel periodo che sarà inferiore rispetto a quella che avrebbe ricevuto con il sistema in vigore finora.
Quanto perderanno i lavoratori?
Le simulazioni realizzate dal sindacato Confsal-Unsa recentemente pubblicate, dichiarano che coloro che hanno una base pensionabile ipotetica di 30 mila euro, subiranno un taglio della pensione quasi pari a zero per chi raggiunge i 15 anni di contributi, mentre sfiora i 7 mila euro per coloro che hanno 7 anni di contibuti. A partire dal 2024, le stesse aliquote verranno applicate per calcolare l’onere dei riscatti della laurea.
La modifica è stata tuttavia aspramente criticata dai sindacati, che per hanno acceso un faro su questa modifica. Due sigle sindacali dei medici ospedalieri, Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, hanno annunciato uno sciopero generale nel caso in cui la norma non venga modificata. Il rischio – secondo i sindacati – è che migliaia di medici decidano di anticipare la pensione entro la fine del 2023, per evitare il ricalcolo lasciando sguarniti gli ospedali.