NEW YORK – Ha portato uomini nello spazio coi suoi missili e le sue astronavi. Ci fa viaggiare sulle auto elettriche che presto, promette, saranno senza pilota. Scava tunnel sotterranei e vorrebbe farci spostare ad altissima velocità dentro capsule-pallottola sparate nei tubi pneumatici dell’Hyperloop. Ora Elon Musk si prepara a entrare anche nel nostro cervello coi sensori di Neuralink, la società d’intelligenza artificiale applicata alla medicina da lui fondata quattro anni fa a San Francisco.
I sensori di Neuralink pronti per il cervello umano
Il congegno che ha presentato ieri sera ha le dimensioni e lo spessore di una moneta ed è già pronto per essere installato nella scatola cranica di un essere umano. Per ora siamo alle sperimentazioni con gli animali: ieri sera, nella sede di Neuralink a San Francisco, Musk ha mostrato maiali che hanno da due mesi i sensori nel cervello ed altri ai quali la piattaforma Neuralink è stata impiantata e poi rimossa. Ma la società ha già chiesto e ottenuto dalla Food and Drug Administration una sorta di corsia preferenziale: il riconoscimento dello straordinario valore del suo progetto. Potrà procedere speditamente, evitando ritardi burocratici, ma senza salti nel buio. Consapevole di muoversi in un terreno delicatissimo, Musk ha promesso che rispetterà tutti i severi standard di sicurezza della FDA. Ma per fare cosa?
Il fondatore di Tesla e SpaceX ha presentato i sensori di Neuralink, la sua società di IA applicata alla medicina. Il progetto: installarla nella scatola cranica di un essere umano per curare paralitici, ciechi e malati mentali. Il vero obiettivo è di fondere intelligenza umana e artificiale
Musk mostra il congegno pronto che ha le dimensioni di una moneta (AFP
Progetto ambizioso
Come al solito il visionario che vuole portare l’umanità su Marte non risparmia sulle ambizioni. Spera che, una volta perfezionata, questa tecnologia consenta di affrontare una gran quantità di problemi: dalla restituzione dell’uso delle gambe ai paraplegici alla cura della cecità, della perdita di memoria (Alzheimer), dell’insonnia, delle dipendenze, perfino dell’ansia. Se mai riuscirà, ci vorranno molti anni. Musk lo sa: l’evento trasmesso in streaming ieri sera serviva soprattutto a reclutare menti giovani e brillanti -ingegneri informatici, elettrici e meccanici, esperti di robotica – capaci di ampliare e perfezionare il software di Neuralink: una compagnia che oggi ha 100 dipendenti, ma che il suo fondatore intende trasformare in un gigante da 10 mila addetti.
Alloggiato nel cervello per stimolare i neuroni
L’imprenditore sudafricano trapiantato negli Usa ha cercato di rendere comprensibile il suo progetto parlando della piattaforma elettronica da piazzare nella scatola cranica come di un fitbit, il meccanismo che registra tutti i dati dell’attività fisica di una persona e i parametri della sua salute. Alloggiato nel cervello, con sottili filamenti che serviranno a stimolare elettricamente i neuroni, il congegno è collegato allo smartphone che dovrà arricchirsi delle nuove applicazioni ora allo studio. Questa tecnologia che spera di poter perfezionare entro pochi anni dovrebbe, in primo luogo, ridare l’uso delle gambe a chi è paralizzato: «La rottura della colonna vertebrale» ha spiegato Elon, «interrompe la trasmissione del segnale elettrico dal cervello al resto del corpo. Noi lo ripristineremo con due piattaforme Neuralink: una nel cervello e l’altra subito sotto la frattura, per far arrivare agli arti gli impulsi elettrici che non possono più passare per la spina dorsale».
La simbiosi tra uomo e macchina
Musk parla soprattutto di cura delle patologie cerebrali e della colonna vertebrale, ma ha in mente qualcosa di ancor più ambizioso: la simbiosi tra uomo e macchina. Il potenziamento delle capacità cerebrali dell’individuo per evitare che venga scavalcato da un’intelligenza artificiale sempre più potente e capace di sopravanzare quella umana.
I sensori collocati da un robot senza anestesia
Il fondatore di Tesla e SpaceX ha anche presentato un sofisticato robot capace di eseguire in meno di un’ora e senza anestesia totale l’intera operazione di collocamento dei sensori nella corteccia cerebrale. E ha detto che, anche se i costi dell’intervento e dell’apparecchio inizialmente saranno elevati, lui spera di abbassarli rapidamente fino a poche migliaia di dollari, come un intervento Lasik di chirurgia laser.
Redazione Nurse news.eu
Corriere.it