La recente “riforma epocale” prevede l’istituzione di tre nuove aree di specializzazione infermieristica, suscitando ampio dibattito.
Le nostre riflessioni evidenziano le implicazioni e le sfide di questa riforma. La discussione si concentra non solo sui benefici potenziali, ma anche sulle criticità e le responsabilità che potrebbero derivarne per la professione infermieristica.
Le nuove lauree magistrali ad indirizzo clinico segnano una svolta significativa per gli infermieri specialisti, ma affinché questo cambiamento si concretizzi, è necessaria un’evoluzione culturale autentica della professione. È fondamentale liberare gli infermieri da oneri che li appesantiscono, che in realtà hanno sempre rappresentato sfruttamento e demansionamento.
Gli interessi in gioco in Questa sanità sono molteplici: i sindacati si concentrano sulla gestione delle tessere per ottenere posizioni, mentre gli infermieri sono costretti a svolgere mansioni assistenziali di base. Spesso poi gli ausiliari e il resto del personale oss, invece di assistere i pazienti, si trovano a lavorare in uffici e centri di prenotazione. Questo sistema avvantaggia le aziende sanitarie, che accettano questa situazione a patto che i sindacati non affrontino le rivendicazioni dei lavoratori, i cui diritti continuano a essere trascurati.
In Italia Mancano infermieri e Oss rispetto al resto d’Europa.
In Italia, ci sono 6,2 infermieri ogni mille abitanti, rispetto ai 13,9 della Germania, 11,1 della Francia e una media europea di 8,8 (dati OCSE). Uno studio pubblicato sul British Medical Journal dimostra che se un infermiere gestisce 12 pazienti anziché 6, il tasso di mortalità aumenta del 20%.
la rivista si sofferma sulle problematiche Infermieristiche, ma in realtà l’assistenza infermieristica comprende anche gli operatori socio-sanitari, che sono essenziali spesso trascurati ed occultati per motivi culturali. Nel frattempo importiamo infermieri da paesi come Romania, Polonia, Albania, India e Perù, dove gli stipendi sono mediamente tra i 300 e i 400 euro e la cultura infermieristica e ferma agli antipodi In questo contesto, l’infermiere specialista rischia di diventare un’ennesima illusione all’italiana.