Venti milioni di persone (il 38,7% della popolazione) in lista d’attesa nell’ultimo anno: di questi, 16 milioni avevano bisogno di cure sul territorio, a partire dalle visite specialistiche e ambulatoriali agli accertamenti diagnostici, mentre altri 4 milioni (l’8% della popolazione adulta) sono rimasti in fila per un posto letto in ospedale. E le attesa infinite sono la principale causa di rinuncia alle cure: riguardano ben il 51,7% dei casi. In alternativa, pur di ricevere una risposta ai propri bisogni di assistenza e di non essere costretti a emigrare in una regione più efficiente, scatta il “piano B” della soluzione Pronto soccorso. Strada battuta da 15,5 milioni di persone, il 30% della popolazione tra adulti e bambini.
È complesso e articolato l’ennesimo ritratto delle liste d’attesa in Sanità, su cui si focalizza il 16° Rapporto Ospedali e Salute presentato questa mattina in Senato dall’Aiop, l’Associazione italiana ospedalità privata e messo a punto dalla società Ermeneia. Non a caso il focus dell’Associazione – che riunisce strutture accreditate con il Ssn e cliniche private e arruola 12mila medici, 26mila infermieri e tecnici e oltre 32mila operatori sociosanitari impegnando un 7% scarso delle risorse che il Ssn assegna all’attività ospedaliera – si concentra sul doppio tormentone liste d’attesa e Pronto soccorso. Sta infatti qui l’emblema delle difficoltà del nostro servizio sanitario pubblico che, festeggiato lo scorso dicembre il 40° compleanno, fa i conti con una necessaria riorganizzazione. Negli ultimi dieci anni tagli alle risorse, dai finanziamenti effettivi al numero di posti letto alle unità di personale, hanno contributo ad alimentare il fenomeno delle liste d’attesa, tra i più sentiti dai cittadini malgrado lo stesso rapporto Aiop rilevi livelli di gradimento rispetto al nostro Ssn superiori al 70 per cento.
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Le priorità per un restylng del Ssn
Il report fa emergere però anche un’insoddisfazione crescente, passata tra il 2016 e il 2019 dal 24,7 al 26,8% e in buona parte attribuibile alla domanda di cura insoddisfatta o destinata a chi ha maggiori disponibilità economiche. «Questi dati ci chiariscono una volta di più che serve un restyling del Servizio sanitario nazionale basato su quattro priorità – ha spiegato il presidente della commissione Igiene e Sanità Pierpaolo Sileri -: il personale, che oggi svolge il proprio lavoro in condizioni drammatiche, che si riassumono in un contratto fermo da dieci anni e in orari di lavoro insostenibili; l’investimento in tecnologie per migliorare sia il servizio che la sicurezza delle cure; un ragionamento sui Livelli essenziali di assistenza, che è inutile aumentare se non li si dota di finanziamenti adeguati; un’assistenza sul territorio oggi largamente carente, su cui dovrà concentrarsi l’attività politica delle Regioni. Solo centrando questi obiettivi il Servizio sanitario sarà reso “democratico”, cioè in grado di mantenere le promesse in tutto il Paese». Aiop si candida a sostenere almeno in parte queste sfide, proprio a cominciare dal problema “liste”. «La presenza in Italia di una grande rete di aziende ospedaliere di diritto privato – afferma la presidente Barbara Cittadini – è un’opportunità rilevante per il Ssn, una riserva di operatività e di flessibilità a servizio di tutto il sistema. Come componente di diritto privato del Servizio sanitario nazionale siamo disponibili a definire con il ministero della Salute una strategia che rimoduli l’offerta sulle esigenze dei territori, sia per quantità che per tipologia di cure. Pronto soccorso incluso. Ma la premessa è rivedere il vincolo dei tetti di spesa, che dal 2012 con la spending review ha congelato la quantità di prestazioni da noi erogabili».
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Una possibile risposta nel Patto per la salute
L’allentamento dei vincoli potrebbe arrivare con il nuovo Patto per la salute, che la legge di Bilancio chiede a Governo e Regioni di siglare entro fine marzo, prevedendo tra l’altro «l’ordinata programmazione del ricorso agli erogatori privati accreditati che siano preventivamente sottoposti a controlli di esiti e di valutazione con sistema di indicatori oggettivi e misurabili». A questa chance guardano dall’ospedalità privata, anche se il percorso non sembra rapido. Una prima, cauta, apertura in tal senso arriva dal sottosegretario leghista alla Salute, Luca Coletto: «Il Patto della salute sarà un vestito nuovo che daremo alla sanità per riprogrammare, revisionare e ristrutturare il Ssn. È una grande opportunità e potrebbe essere uno dei veicoli per revisionare o rimodulare i tetti. Una volta firmato il Patto, si potrebbe arrivare a una legge che dia la possibilità e gli stimoli per rendere migliore un Ssn che è già l’optimum a livello europeo ed è anche quello che costa meno. Il Dl 95 del 2012 che ha fissato tetti e vincoli in regime di spending è da rivedere in tutti i suoi ambiti e gestendolo al meglio si può addirittura sborsare meno e avere risultati migliori. In definitiva la rimodulazione dei tetti è molto relativa:si può e si deve fare, certo, ma con la finalità di spendere meno programmando meglio».
Redazione NurseNews. Eu
Fonte
Il sole 24 ore sanità