Silvia De Santis, Una protesi in silicone e oro da applicare sul midollo spinale potrebbe riaccendere le speranze di tornare a camminare per chi è costretto su una sedia a rotelle. Il dispositivo messo a punto da un team di scienziati francesi del Politecnico Federale di Losanna, ha ottenuto su un campione di topi da laboratorio risultati che lasciano ben sperare per gli esseri umani.
“E-dura” – così è stato ribattezzato l’ultimo traguardo della scienza biomedica – è un nastro sottile dotato di elettrodi in grado di inviare impulsi e stimolazioni al midollo spinale su cui viene applicato, inducendo così il movimento. Il nome si ispira alla “duramadre”, la membrana fibrosa che avvolge cervello e midollo spinale, le cui caratteristiche sono riprodotte dal dispositivo affinché possa facilmente aderire al midollo evitando il rischio di rigetto da parte del corpo.
Se, infatti, alcuni esperimenti – sempre condotti su topi – avevano già dimostrato che l’applicazione di elettrodi sul midollo spinale provocava movimenti involontari degli arti, esercitando dunque un’azione sul cervello, il problema restava quello dell’intolleranza da parte dell’organismo. La superficie dura dei dispositivi finiva per “graffiare” i tessuti molli intorno a midollo e cervello, causando infiammazioni e escoriazioni.
Oggi invece, per la prima volta, una protesi sufficientemente flessibile ed elastica da poter essere impiantata direttamente sul midollo spinale, ha permesso a un campione di topolini, dopo poche settimane di training, di tornare a camminare autonomamente. Questo grazie ai materiali da cui è composta “E-Dura”: l’impianto è in silicone ed è rivestito da tracciati in oro che possono essere tirati e allungati. Gli elettrodi invece sono in silicone e microsfere di platino, e possono essere piegati in ogni direzione senza rompersi.
“Una volta impiantata sul midollo spinale, la protesi può essere lasciata a lungo” spiega la professoressa Stéphanie Lacour. “Per questo apre la possibilità a future applicazioni terapeutiche su pazienti che hanno subito traumi o che sono rimasti paralizzati a seguito di lesioni al midollo”. Secondo gli scienziati dell’Università di Losanna, il dispositivo avrebbe un’efficacia di dieci anni sul corpo umano, prima di dover essere sostituito.
“Nervi flessibili collegati a nastri in silicone e metallo, una combinazione che fa pensare ai cyborg di Hollywood” è stato il commento di Robert Service, scrittore di fantascienza, quando la ricerca è stata pubblicata su Science. “È vero, la creazione del team di Lacour non è ancora uscita dal laboratorio, ma stai in guardia Hollywood!. La realtà sta per superarti”.
“Questo lavoro è un risultato innovativo di tecnologia, che potrebbe aprire una porta verso una nuova era nel trattamento del danno neuronale” ha detto invece il dottor Dusko Ilic, docente presso il Centro Studi sulle Cellule Staminali al King College di Londra. “Fino a questo momento le protesi più avanzate a stretto contatto con il midollo spinale si sono rivelate inconsistenti a causa dei danni che recavano ai tessuti dopo una settimana di applicazione per via della loro rigidità. C’è ancora molta strada da fare prima di applicare tale dispositivo sugli uomini, ma è ragionevole pensare che in un futuro prossimo possa servire a curare le lesioni al midollo spinale”.
Stesse previsioni quelle del Prof John Hunt, capo dell’unità di Ingegneria Clinica all’ Università di Liverpool: “Lo studio sui ratti promette bene in termini di applicabilità all’uomo”.
Sebbene “E-Dura” sia stato testato principalmente su ratti paralizzati con lesioni al midollo spinale, i ricercatori non escludono che possa rivelarsi utile anche nella cura dell’ epilessia , del morbo di Parkinson e nel management del dolore.
fonte
L’Huffington Post.it