Nota del Coordinamento degli ordini delle professioni sanitarie della Sicilia a tutte le istituzioni sanitarie regionali e ai presidenti dei gruppi parlamentari: portare i minuti di assistenza pro die a 180, equivale a garantire 60 minuti a turno di servizio e assicurare un rapporto infermieri pazienti di 1:8
Nota del Coordinamento degli ordini delle professioni sanitarie della Sicilia a tutte le istituzioni sanitarie regionali e ai presidenti dei gruppi parlamentari: è estremamente importante – scrivono in una nota – l’art. 27 (che al comma 1 riguarda la figura dell’Operatore socio sanitario e al comma 2 i minuti di assistenza infermieristica da dedicare al singolo paziente nelle 24 ore) del disegno di legge in discussione all’ARS in questi giorni e il cui voto è stato rinviato a martedì 1 ottobre.
Una sollecitazione che ricorda la proposta del Coordinamento Regionale di incrementare i minuti di assistenza pro die a 180, il che equivale a garantire 60 minuti a turno di servizio e assicurare un rapporto infermieri pazienti di 1: 8.
“Tutto ciò – spiega il Coordinamento OPI -, consapevoli che questo intervento possa comportare un minore ritorno economico alla sanità privata si confida nel senso di responsabilità del decisore politico rispetto alla necessità di garantire qualità e sicurezza delle cure a tutti i cittadini siciliani che sicuramente meritano queste attenzioni”.
La richiesta del Coordinamento parte da alcune considerazioni. La prima è l’obsolescenza della legge regionale n. 39/1988 (quella da modificare) che prevede alla lettera “n”: “Il personale infermieristico addetto alle unità funzionali di degenza deve assicurare un tempo di assistenza pro die e per degente di 76 primi”.
“E’ probabile che il legislatore nel 1988 – sottolinea il coordinamento – facesse riferimento agli standard, minimi, ospedalieri fissati dalla legge ‘Donat Cattin’ in 120 primi ‘minuti di assistenza effettiva’. Nella normativa Regionale oltre al tempo più esiguo (76 primi) rispetto alla Donat Cattin (120 primi) non si fa alcuna differenziazione fra l’attività assistenziale infermieristica diretta e qualsiasi altro tipo di attività assistenziale di tipo domestico alberghiera”.
Il Coordinamento OPI ricorda i nuovi e ormai assodati approdi della letteratura scientifica al riguardo secondo cui qualsiasi rapporto numerico è “ampiamente e apertamente violato, ponendo il personale infermieristico nell’incredibile oltre che ad alto rischio clinico-assistenziale, condizione di dovere assistere anche 27 pazienti operati nella giornata. Situazione paradossale in virtù della ricaduta di responsabilità decretata dalla legge ‘Gelli’ che contrasta con una legge regionale che non garantisce qualità e sicurezza delle cure”.
Inoltre, ricorda ancora la nota, tutto questo avviene nella totale assenza in pianta organica di operatori socio-sanitari, malgrado la lettera “o” la stessa legge avesse previsto “un ausiliario socio-sanitario per ogni 20 posti letto per ciascuno dei due turni” e malgrado, nel tempo, diversi decreti assessoriali (nel 2003, nel 2006, nel 2010 e nel 2014) abbiano richiamato le strutture private al rispetto dell’obbligo di inserimento della nuova figura professionale di Oss nella pianta organica. La figura dell’Operatore socio sanitario – sottolinea il Coordinamento – deve essere prevista sui tre turni.
“Tale incredibile situazione di carico funzionale per l’esiguo personale infermieristico – conclude la nota -, nella strutturale carenza di organico di supporto all’infermiere, determina una gravissima lesione del diritto
alla salute dei pazienti”.
FNOPI