Pubblicato: 27/07/2015 18:06 CEST Aggiornato: 27/07/2015 18:16
Non è una donna che si arrende facilmente Mirna Mastronardi. Nemmeno di fronte a un tumore: la quarantatreenne madre single, delegata lucana dell’assemblea del Pd, da sempre accesa sostenitrice di Matteo Renzi, ha dovuto affrontare la scoperta di un cancro al seno. Ma non solo: per averne la certezza la donna si è dovuta imporre su un’infermiera che non avrebbe voluto permetterle di procedere con la mammografia.
Lo sfogo pubblicato poi sui social network è quello di una donna ferita, ancora prima di una politica che è abitualmente a contatto col pubblico, il post è la denuncia di una situazione che avrebbe fatto forse desistere qualcuno di meno determinato.
Scrive la Mastronardi su Facebook:
“Quando ho scoperto di avere un tumore non mi sono chiesta nemmeno un secondo “perché a me?”. Nemmeno per un secondo ho provato rabbia.E’ vero, ho pianto, ma perché sono umana ed in quelle lacrime ho pianto le mie paure, sommate alla consapevolezza di aver perso una bisnonna per tumore al seno e la mia nonna materna per tumore delle ovaie. Ma ho trovato la forza di smettere di piangere pensando che di tumore si guarisce. Sono guarite due zie meravigliose, è guarita mia sorella Debora, così come il mio bellissimo cugino Leo ed è guarita la straordinaria donna che amo da più di 30 anni: Lucia.
Nessuna rabbia, dunque. Solo la consapevolezza di dover agire in fretta, sostenuta da due amici medici di cui ho grande fiducia: Giuseppe Agneta e Pasquale Vena.Visite d’urgenza, ulteriori accertamenti, lacrime, preghiere. E sorrisi. Tanti sorrisi regalatimi dall’amore di Amici/fratelli/sorelle che anche a distanza non mi fanno sentire sola un instante.
Certo, di fronte alla notizia ho ripensato a quella mattina di giugno in cui ho pianto di rabbia, in ospedale a Matera, perché l’infermiera dell’accettazione della senologia non voleva farmi effettuare la mammografia prenotata da mesi. Una mammografia necessaria per individuare il problema, affrontarlo, forse (speriamo) risolverlo. Ripenso a quel volto freddo. ‘Lei è tornata dopo 11 mesi e non dopo 12. Non posso accettarla’. Ho pianto nella stanza di Annese. Ho dovuto far alzare la voce al direttore Annese, per avere accesso in ambulatorio. Nell’ambulatorio dove una dottoressa gentilissima è rimasta molto silenziosa, prima di dirmi: ‘io procederei con un agoaspirato’.”
La Renziana non sa che abbiamo delle direttive da rispettare? L’infermiere, per insistenze non supportate da certificazioni mediche, non puo’ non rispettare le regole, che politici ed organizzazioni mediche hanno stilato. Ora che ci e’ passata “lei”, come politico o aspirante tale, si e’ resa conto che talune restrizioni possono Renate danno al paziente?
E venite a parlare voi politici?proprio ora si parla di tagli alla sanità.io sono una infermiera,la collega non poteva fare altro.piuttosto mi domando se fosse stata una normale cittadina,stava ancora aspettando. Taccia per favore