Siamo stati travolti da qualcosa più grande di noi, ma nonostante tutto ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo continuato a lavorare senza sosta, rivoluzionando i reparti, rivoluzionando noi stessi, le nostre vite, le nostre abitudini. Prendi le distanze dalla tua famiglia, non li baci e non li abbracci più, non mangi al loro tavolo, cerchi di proteggerli. Combatti con uno sconosciuto che spara colpi bassi e inaspettati, subdolo, cattivo, senza pietà, lasciando corpi inermi su un letto, che combattono una guerra silenziosa dentro di loro.
Cerchi di dare sollievo a loro ed alle loro famiglie anche facendo un giro di chiamate a casa, x far sentire loro le voci, l’affetto e diminuire la mancanza che li divora… scende qualche lacrima, attacchi il telefono e ti senti meglio… per aver fatto un piccolo gesto che x loro è tanto, una speranza. Poi arriva il giorno che quel telefono squilla per te, pronto, si?… sono il medico competente, devo comunicarle la sua positività. Sprofondi in un baratro, ti accasci a terra, allibita, allora quella tosse da qualche giorno, il malessere generale, i dolori, non erano colpa dei turni estenuanti, dello stress, ma era lui, il subdolo e bastardo che è riuscito ad entrare dentro me, nonostante i camici, gli occhiali, la maschera, i tripli guanti… ha vinto lui, è entrato. Guardo da lontano la mia famiglia pronta x la cena, capiscono, piangono, sono loro a preoccuparmi, i miei genitori, mio figlio, mia cugina che no, non è scappata al sud, ma è rimasta qui. Mia madre ha i sintomi, e prego Dio che tutto andrà bene. Adesso mi sento responsabile per loro, abbiamo rispettato le disposizioni, uscivo soltanto io per andare a lavoro, ma sono stata colpita in battaglia.
E no, non doveva andare così…
A scriverci questa toccante lettera è una infermiera Madonita Francesca Sabatino,originaria di Blufi ed in servizio da 12 anni in servizio presso ASST MELEGNANO MARTESANA P.O. Cernusco Sul Naviglio (Milano)
Redazione
Fonte
Madonielive.Com