L’annuncio ufficiale è stato dato dallo National Nurses United (NNU), il più grande sindacato del settore con 185 mila membri, per lo più donne. L’appoggio al senatore del Vermont arriva in modo piuttosto inatteso: sinora una sola grande sigla nazionale, l’American Federation of Teachers, ha fatto esplicita dichiarazione di voto – a favore di Hillary Clinton. Per il resto, le unions americane sono rimaste prudentemente a guardare
Gli infermieri Americani sostengono Bernie Sanders. L’annuncio ufficiale di National Nurses United (NNU), il più grande sindacato del settore con 185 mila membri, per lo più donne, è arrivato poche ore fa, ed è un segnale che la battaglia per la nomination democratica è più aperta di quanto i sostenitori di Hillary Clinton e lo stesso partito democratico sembrano credere e volere. “La nostra campagna è una rivoluzione politica per dire ai miliardari che non possono avere tutto; che questo Paese, e il nostro governo, appartiene a noi tutti”, ha detto Sanders, ringraziando il sindacato delle infermiere riunito a Oakland, California. “E’ vero. E’ autentico. Per questo lo sosteniamo”, ha spiegato RoseAnn DeMoro, presidente di NNU.
L’appoggio delle infermiere americane arriva in modo piuttosto inatteso. Sinora un solo grande sindacato nazionale, l’American Federation of Teachers, ha fatto esplicita dichiarazione di voto – a favore di Hillary Clinton. Per il resto, le unions americane sono rimaste prudentemente a guardare. A fine luglio la Clinton ha incontrato i vertici dell’AFL-CIO, che raggruppa 56 organizzazioni sindacali, e il risultato non sembra essere stato esaltante. I sindacati non hanno ottenuto dalla Clinton quello che più desideravano – una decisa opposizione all’accordo per il libero commercio nell’area del Pacifico (TPP) – e, secondo alcuni dei presenti, la Clinton non avrebbe convinto completamente nemmeno sulla sincerità del suo appoggio alla causa dell’innalzamento dei minimi salariali. “C’è un generale deficit di entusiasmo nei confronti della Clinton – ha spiegato alla stampa uno dei dirigenti dell’AFL-CIO, al termine dell’incontro – l’impressione che si candidi perché è il suo turno e non perché ha una vera visione per questo Paese”.
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Nonostante i dubbi sulla Clinton – e nonostante il fatto che le posizioni di Bernie Sanders su occupazione, commercio, lotta alle diseguaglianze, siano più vicine al mondo del lavoro – i grandi sindacati hanno per il momento evitato di prendere posizione. La prudenza si spiega con la paura di appoggiare il candidato sbagliato e anche forse con una valutazione dell’“eleggibilità” del prescelto. Se Sanders infatti scalda i cuori della base, la Clinton sembra più capace di attrarre il voto di centro e quello degli indipendenti. Proprio per questo ha sorpreso l’improvviso annuncio del sindacato delle infermiere, un’organizzazione che, per la sua composizione quasi interamente femminile, era considerata più vicina alla Clinton. “Ma abbiamo fatto una serie di sondaggi tra i nostri membri, e i risultati erano decisamente a favore di Bernie – ha detto ancora la presidente DeMoro – non aveva più senso aspettare”.
Nel ringraziare, Sanders ha collocato la scelta delle infermiere americane nel quadro della comune lotta per la sanità pubblica e universale e della lotta alla diseguaglianza. “Voi lavorate duro ogni giorno – ha detto Sanders – ma capite anche molto bene che dobbiamo fare molto di più per offrire l’assistenza di cui la gente ha bisogno e per darvi i mezzi necessari al vostro lavoro. Non vi va di vedere pazienti non in grado di comprare le medicine che gli sono state prescritte; non vi va di assistere allo spettacolo di gente che non entra in un ospedale perché priva di assistenza sanitaria”. Sempre nel discorso di ringraziamento alle infermiere a Oakland, Sanders è andato più in là dei semplici temi dell’assistenza sanitaria, parlando di un “movimento che vuole dare a ogni americano il diritto a una vita degna, in modo che gran parte della nostra ricchezza non vada al solito 1%”.
Prosegue dunque la corsa del senatore del Vermont. In modo non diverso da un altro politico della sinistra occidentale – l’inglese Jeremy Corbyn, che in Gran Bretagna sta buttando all’aria i piani per la successione nel Labour e conquista larghi settori di giovani e militanti con la sua retorica fortemente radicale ed egualitaria – così anche Sanders sfida la nomenclatura dei democratici e affascina per il suo appello contro povertà e ingiustizia. Nonostante molti tra i maggiorenti democratici pensino che Sanders, che si definisce “un socialista”, abbia poche possibilità di vincere a un’elezione generale, il candidato raccoglie folle enormi ovunque la sua campagna elettorale si fermi. Lo hanno salutato in 10 mila a Madison, Wisconsin, e poi 12 mila in un’arena sportiva di Seattle, sabato scorso, e 28 mila ancora a Portland, domenica.
Sono folle che nessuno degli altri candidati democratici riesce a mettere insieme e che Sanders richiama con un messaggio radicale, nella tradizione del populismo democratico, a favore dell’aumento dei minimi salariali, per la sanità pubblica, per college e università gratuiti. Se, negli ultimi sondaggi, la Clinton sopravanza Sanders di circa 36 punti, il senatore “socialista” sta comunque facendo una campagna sorprendente e ha già ottenuto un risultato: quello di costringere la Clinton a prestare ascolto ai temi che più interessano la base liberal e progressista del partito.