L’OMS celebra i 600 medici e infermieri eroi del 2014
Nell’ambito dell’iniziativa World Humanitarian Day, l’agenzia ONU ha lanciato la campagna #ThanksHealthHero: un modo per ricordare gli operatori sanitari caduti nell’esercizio delle loro funzioni durante le principali crisi sanitarie mondiali, a causa di malattie o attacchi terroristici
«Un eroe è un normale essere umano che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze», diceva lo scrittore americano Joseph Campbell. Sono tanti i letterati che hanno tentato di dare la propria definizione di eroe: ma niente come l’aforisma scritto sopra può cogliere in maniera più precisa l’esistenza di coloro che sono stati celebrati, in questi giorni, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. medici, infermieri, persone che hanno offerto la propria vita, sprezzanti del pericolo, durante le principali crisi umanitarie ed epidemie del mondo, uccisi dalle malattie che combattevano e in attacchi contro luoghi di cura. Veri e propri eroi, che hanno tentato di fare la migliore delle cose nelle peggiori delle circostanze.
Secondo l’agenzia ONU, durante il 2014, le vittime sono state 600 in un totale di 372 offensive: circa un migliaio i feriti. Queste persone, cadute lottando in prima linea contro ebola, catastrofi naturali o conflitti, sono state ricordate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel corso della dodicesima edizione del World Humanitarian Day: per l’occasione è stata anche lanciata la campagna, via Twitter, caratterizzata dall’hashtag #ThanksHealthHero, volta a raccogliere ringraziamenti e testimonianze nei confronti di queste persone. Tale iniziativa seguiterà a raccogliere le storie di questi eroi fino all’inizio del World Humanitarian Summit, previsto per maggio 2016.
I dati resi disponibili dall’Organizzazione Mondiale della Sanità raccontano l’assoluta urgenza di personale sanitario: medici, infermieri,e personale parasanitario che prestano soccorso in occasione di grave emergenza nel mondo. Le persone che necessitano di assistenza sono ben 82,5 milioni sparse in 32 paesi: sono cinque le azioni umanitarie su cui ci si sta concentrando, comprendenti 60 milioni di individui. I costi di queste iniziative sono esorbitanti: circa 20 miliardi di dollari. La crisi sanitaria che ha probabilmente ha avuto maggiore spazi sui media internazionali è quella relativa all’ebola: un lavoro senza precedenti, durante il quale 875 medici e infermieri sono rimasti infettati. Circa la metà di questi non ce l’ha fatta.
Purtroppo, però, esistono emergenze meno conosciute, come quella per la definitiva eradicazione della poliomelite, in cui sono impegnati tanti medici e infermieri: 37 di questi sono caduti durante il 2014 a causa di gravi, vili attentati contro le strutture sanitarie, concentrati in special modo nei paesi di Nigeria e Pakistan. Si tratta ovviamente di atti indegni, in palese contrasto con ogni norma di diritto internazionale e con la stessa Convenzione di Ginevra: per questo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, occorre sensibilizzare la popolazione mondiale contro questi attacchi, condannandoli fermamente e agendo di conseguenza, di modo da cercare di proteggere nella maniera più efficace possibile questi eroi moderni.