«E’ sconfortante apprendere quanto sta accadendo in seno al Dipartimento della Protezione civile nazionale. Con tanto di annuncio ufficiale, e con tanto di simbolo anche della Presidenza del Consiglio dei ministri, circola in rete la ricerca di studenti iscritti al terzo anno dei corsi di laurea in Infermieristica, quindi rigorosamente non abilitati a esercitare la professione, per mettere una toppa alla più volte denunciata e pericolosa carenza di personale nel Ssn. Certo, viene lasciato intendere palesemente che non verranno impiegati “al fronte” per la cura dei malati, ci mancherebbe altro, ma la loro missione, per altro delicatissima, dovrebbe essere quella di affiancare professionisti esperti nel delicato compito del contact tracing, ovvero un attento piano di sorveglianza che preveda tracciamenti mirati e finalizzati a indagini che possano, nel tempo, contribuire ad abbassare gradualmente la curva dei contagi, come già successo con efficacia in altri Paesi».
Esordisce così Antonio De Palma (foto), presidente nazionale del sindacato Nursing Up, nel commentare con estremo sdegno quanto sta accadendo in queste ore per far fronte alla carenza di professionisti della sanità che possano garantire un servizio idoneo, in tutti i settori, per la delicata lotta contro la pandemia, prepotentemente riesplosa.
«Da un lato può essere vero – prosegue – che tutti devono e possono essere utili in un frangente così particolare, soprattutto i futuri professionisti della sanità, ma stiamo parlando di attività importanti, che a nostro avviso solo un professionista può svolgere, e dal cui esito dipende gran parte del futuro di tutta la cittadinanza. E vogliamo mettere tutto questo nelle mani di ragazzi alle prime armi solo per risparmiare un pò di soldi, dando loro 15 euro lordi per ogni ora e per fare contrattini a termine?».
E ancora: «A primo impatto, leggendo tutto questo, non volevo crederci. Nulla questio per il bando relativo alla ricerca di medici, infermieri e altre qualifiche sanitarie, anche se con la mancanza generalizzata di infermieri che stiamo denunciando in questi giorni farebbero meglio ad assumere quei pochi che sono in giro per le esigenze degli ospedali, ma utilizzare addirittura gli studenti rasenta l’assurdo. Si tratta di ragazzi e ragazze non laureati, di conseguenza non abilitati per legge ad esercitare la professione. E’ vero che non si occuperanno della cura del contagiato, ma anche per le attività di contact tracing occorrono conoscenze, competenze ed esperienza. Non siamo d’accordo, come sindacato, sull’impiego degli studenti, lasciamo che finiscano il loro percorso di studio in santa pace, senza precorrere pericolosamente i tempi»
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Prosegue De Palma: «L’espressione contact tracing, per essere precisi, non si riferisce solo all’utilizzo di sistemi informatici come le app. Tracciamento dei contatti significa ricostruire le catene di contatti di persone positive al virus. Un tracciamento che può avvenire anche in maniera “tradizionale”, intervistando le persone positive e risalendo alle situazioni nelle quali hanno potuto mettere a rischio la salute di persone vicine e provvedendo ad avvisarle. Il contact tracing è ciò che i nostri sistemi sanitari locali avrebbero dovuto cercare di fare sin dall’inizio dell’epidemia. Quindi, se manca personale qualificato da attribuire a queste delicate attività, si chieda supporto ai professionisti che già operano nel Ssn. Certo non a quelli impegnati nell’assistenza ospedaliera: non potrebbero, oberati di lavoro come sono. Per esempio si potrebbe cheiuedere di scendere sul campo a quei colleghi che svolgono assistenza sul territorio e nei servizi ambulatoriali, con prestazioni integrative rispetto a quelle ordinarie».
Concludendo: «Insomma, i professionisti per il tracciamento potrebbero esserci, infermieri esperti e laureati, ma la Protezione civile non ha provato nemmeno a cercarli. Forse è più facile e veloce assumere precari, per di più studenti, in modo da pagargli 15 euro all’ora, invece dei 26 che dovrebbero dare a un infermiere qualificato. In Oriente, grazie al “tracciamento”, Paesi come Taiwan sono riusciti a mantenersi solo ai margini della crisi pandemica. Si continua quindi a sbagliare. Per l’attività suddetta, per evitare che la curva continui a salire, si pensa davvero di impiegare ragazzi al terzo anno universitario? Lo ribadiamo con forza: in questo caso occorrono professionisti. Occorre personale sanitario abilitato ed esperto per far sì che, con un controllo costante, la curva si abbassi gradualmente e presto si torni alla normalità».