Gli infermieri che svolgono le attivita’ proprie degli operatori di supporto subiscono un demansionamento e vanno risarciti. E’ quanto ha ribadito una sentenza del tribunale del Lavoro di Catania, giudice Laura Renda, in una sentenza che ha condannato un’ azienda ospedaliera del catanese a versare centinaia di migliaia di euro a sette infermieri che avevano fatto ricorso assistiti dall’avvocato Domenico De Angelis. Lo ha reso noto il sindacato che ha caldeggiato gli infermieri.
La vicenda riguarda un reparto di Neurologia dove lavoravano 7 infermieri turnisti nelle 24 ore e dove non sono stati mai presenti operatori di supporto.Dall’aprile 2019 e’ stato assegnato un Oss che presta la propria attivita’ nel turno antimeridiano o in quello pomeridiano, mai nel turno notturno in cui dovrebbe essere presente per l’igiene personale, il riordino delle stanze di degenza, il trasporto di materiale biologico e altre mansioni.
Secondo il sindacato , l’assenza di figure di supporto ha determinato una situazione per cui gli infermieri hanno svolto sempre in maniera marginale e affrettata le mansioni proprie della qualifica professionale, dovendo occuparsi anche di mansione improprie, come l’assistenza igienica, imboccare i pazienti non autosufficienti o sanificare carrelli della terapia farmacologica.
Quindi un maxi risarcimento.
Nella sentenza il giudice ha ribadito l’orientamento giurisprudenziale consolidato: l’infermiere che viene adibito a svolgere mansioni che non rientrano nel proprio prifilo professionale, ma che si ritrovi a svolgere compiti propri del personale inferiore con altro inquadramento, con evidente lesione alla propria immagine professionale, ha diritto ad essere risarcito.
Vediamo quali sono le mansioni inferiori che non rientrano nel profilo professionale dell’infermiere.
le mansioni igienico-domestico-alberghiere sono mansioni proprie del personale di supporto ausiliario e precisamente:
riassettare il letto e cambiare la biancheria; smaltire le sacche di urina; sostituire i pannoloni,rispondere ai campanelli di richiesta domestica e alberghiera; soddisfare richieste che attengono alle necessità quotidiane dei pazienti; alzare e abbassare le tapparelle; aprire e chiudere le finestre; alzare e abbassare lo schienale del letto; aprire una bottiglia; riempire un bicchiere d’acqua; porgere il telefonino, gli occhiali, la dentiera, una bottiglietta, ecc.; accendere e spegnere la televisione; prendere le lenzuola; chiudere la porta; chiamare un parente al telefono; prendere dall’armadio vestiti, scarpe, calzini; vestire e movimentare il paziente alzandolo di peso nel letto; sollevare il paziente dal letto/carrozzina/comoda e viceversa il più delle volte da solo per accompagnarlo al bagno; usare le padelle e i pappagalli, svuotarli e pulirli; pulire le bacinelle ed ogni presidio usato dal medico e dall’infermiere; imboccare i pazienti non autosufficienti; , effettuare le cure igieniche, vestire il paziente; barellamento dei pazienti a mezzo di carrozzina, barella e letto per il trasportarli verso altri servizi; preparare, lavare ed asciugare il materiale da sterilizzare; pulire, controllare e rifornire i carrelli e gli armadi di servizio; smaltire il materiale sporco usato per l’assistenza; spostare tra le stanze materassi, letti interi e comodini.
Il personale ausiliario che si rifiuta di svolgere le mansioni per cui è stato assunto rischia fino 2 anni di carcere secondo l’Art. 328 c.p.
“l’incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo “ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni”.
Nello specifico la realizzazione di tale reato si configura ogni qualvolta un operatore rifiuti una prestazione dovuta, indipendentemente dalle conseguenze lesive per la salute del malato che derivino da tale comportamento… omissis…
L’indebita omissione si configura in relazione ad atti non solo direttamente mirati a finalità di cura, ma anche di igiene e di accudimento del paziente, o, semplicemente, di verifica circa le necessità del degente che richiede l’intervento.
Le strutture sanitaria non solo conoscono le carenze del personale di supporto ma addirittura ne sono direttamente responsabili perché in più occasioni chiedono espressamente “sacrifici esclusivamente al personale infermieristico.”
Il paradosso è che i sacrifici dell’infermiere vengono richiesti, spesso, dai medici quando questi sono i primi che sollevano un vespaio al solo odore di demansionamento e se ne stanno chiusi nelle loro stanze estraneandosi dal paziente, magari distesi a sognare comodamente sui loro letti.Tutte queste mansioni svolte dagli infermieri non appartengono assolutamente al loro profilo professionale, ma attengono alla categoria ausiliaria che sarà meglio specificata appresso; gli infermieri sono vittime del demansionamento che aggravatosi gradualmente può cagionare seri danni soprattutto alla salute perché non potrebbero svolgere appieno la professione infermieristica nella sua completezza tecnica, intellettuale, scientifica ed evolutiva, come, appunto, sono stati preparati.
Difatti la scienza infermieristica non si esaurisce nelle attività assistenziali concertate con i medici dirette alla diagnosi ed alla cura delle malattie, ma impegna altre risorse che tengono in rilievo l’approfondimento e l’analisi delle problematiche assistenziali, proponendo progetti di ricerca e studi sulla metodologia scientifica del conoscere e del saper applicare strumenti innovativi e tecniche d’avanguardia mirate a raggiungere livelli qualitativi ottimali e tendenti al miglioramento dell’apporto infermieristico nel mantenimento della salute del singolo e della collettività.
L’assidua ripetizione di mansioni meramente esecutive ed elementari fossilizzano la personalità degli infermieri, sopprimendone gli aspetti entusiasmanti della professione infermieristica e ne degradano la professionalità, intesa come capacità di saper svolgere con diligente preparazione la professione di infermiere.
Il depauperamento delle attitudini tecniche e del bagaglio professionale precedentemente acquisiti, hanno teso a minimizzare sempre più profondamente la responsabilità e le capacità professionali degli infermieri fino a privarli di senso…
Le lamentele degli infermieri ridondano anche a beneficio dei pazienti che dovrebbero pretendere ed ottenere una assistenza migliore dove l’infermiere non debba arrabattarsi per tutti i bisogni del paziente e districarsi dalle pompe ad infusione endovenosa ai pannoloni pieni di feci, del restio anche tipologicamente incompatibili fra loro.
L’ospedale deve abbandonare l’idea che l’infermiere “debba fare tutto” e gli altri “solo quello che compete”.
Redazione NurseNews.Eu