CATANIA –I recenti casi di aggressioni nei pronto soccorsi avvenuti in tutta Italia ripropongono il tema della violenza negli ospedali siciliani e della protezione del personale sanitario. La Cisl FP Catania, per voce del suo segretario generale Danilo Sottile, dei dirigenti e degli RSU dei pronto soccorso di ogni azienda ospedaliera della provincia di Catania, richiama l’attenzione sui problemi strutturali della sanità regionale che contribuiscono ad alimentare il fenomeno, come la scarsità degli organici e le lunghe attese, e chiede che siano prese misure per garantire la sicurezza immediata dei professionisti.
Riguardo Le aggressioni nei pronto soccorso Siciliani e la mancanza di personale
Ad introdurre il tema è Danilo Sottile, segretario generale Cisl FP Catania: “Le notizie di aggressioni a operatori della sanità si susseguono ormai a un ritmo di una ogni due-tre giorni sui giornali nazionali – dice – senza una specificità regionale. Questo significa che tutti i lavoratori fronteggiano il pericolo di un’utenza sempre aggressiva dal punto di vista verbale e fisico. Per questioni operative, molto spesso gli infermieri sono i più esposti a questo tipo di violenza, dato che entrano in contatto con i pazienti fin dal triage, e secondo tutti i nostri rappresentanti nelle Aziende questo tipo di fenomeno è in forte escalation rispetto al passato”.
Sono diversi i motivi per cui l’utenza si lascia andare a violenze contro i lavoratori della sanità. Continua Sottile: “Esistono delle emergenze, nel vero senso della parola, e poi ci sono i problemi strutturali.
A un’emergenza stiamo assistendo proprio in questo periodo, con un incremento esponenziale dei casi di influenza e di Covid che hanno portato a un ricorso eccezionale ai pronto soccorso e ai ricoveri. Questa emergenza, che ha portato la Regione a ipotizzare una sospensione dei ricoveri in elezione qualora la soglia di ingolfamento superi il 300 per cento, si somma poi a carenze strutturali che noi, come Cisl FP, denunciamo da anni. Parlo – prosegue Sottile – delle carenze di organico che determinano un eccesso di carico di lavoro su ciascun operatore, ma anche della crisi della sanità territoriale che determina un ricorso eccessivo alle strutture ospedaliere, con un conseguente aumento delle richieste di prestazioni”.
Per questo, procede Sottile, “è necessario che si rifletta attentamente sulle risposte da dare ai lavoratori della sanità sempre più minacciati dal fenomeno della violenza nei pronto soccorso. Servono sia misure immediate per rispondere alle emergenze che un ripensamento strutturale. Riguardo al primo punto, ricordo che un ddl approvato dal parlamento nel 2023 prevede espressamente la possibilità di istituire dei posti di polizia fissi all’interno delle strutture ospedaliere,proprio per garantire la sicurezza dei professionisti della sanità.
Serve poi, come diciamo da anni, un concreto investimento sulle dotazioni organiche di ogni azienda, in modo da aumentare i professionisti in grado di accogliere le richieste di un’utenza sempre più esigente. A questo va unito un rilancio della sanità territoriale, attraverso cui sollevare dalle spalle delle strutture di emergenza/urgenza almeno parte del peso delle cure”.
I problemi negli ospedali della provincia etnea
I problemi nei pronto soccorso della provincia di Catania sono descritti da dirigenti e RSU Cisl FP che ricoprono anche il ruolo di coordinatori infermieristici. Per Giuseppe Avellino, dirigente sindacale e RSU per la Cisl FP e coordinatore infermieristico nel pronto soccorso di Caltagirone: “Il nostro Pronto Soccorso, così come tutti i Pronto Soccorsi d’Italia, è progettato per fornire cure tempestive in emergenza/urgenza e non per assistere per svariate ore i pazienti in attesa di un posto letto, situazione definita dalla letteratura anglosassone di ‘access block’. Ciò è dovuto ad una complessa serie di motivazioni tra cui un elevato numero di accessi quotidiani, da cui ne conseguono lunghi tempi di attesa che vengono determinati dalla presenza di un solo medico in servizio (che deve valutare, trattare, dimettere e/o ricoverare l’utente), dalla carenza del personale di supporto (OSS) che deve accompagnare ed assistere l’utente nell’esecuzione dei vari esami e consulenze, dall’attesa dei referti diagnostici per gli esami richiesti, dalla riduzione dei posti letto che determina il fenomeno del boarding, (cioè l’attesa in Pronto Soccorso di quei pazienti che, necessitando di ricovero ospedaliero, in assenza di posto letto attendono il ricovero nei locali del PS stesso)”.
Per Antonio Gulino, dirigente sindacale e coordinatore infermieristico del pronto soccorso di Bronte, “spesso l’utenza dimentica che purtroppo molto spesso le lungaggini non dipendono dal personale ma da fattori fuori dal controllo del singolo. Nell’ospedale di Bronte, ad esempio: la presenza di soltanto 2 ambulatori con 2-3 infermieri ed un solo medico per turno; la presenza di Codici Rossi presenti in ambulatorio; tempi dipendenti da altri quali esami di laboratorio e/o radiologici che provocano lungaggini. Va detto poi che spesso l’utenza cerca risposte in Pronto Soccorso che il territorio non riesce a dare”.
Dello stesso parere Alfio Stiro, segretario aziendale Cisl FP Cannizzaro e infermiere presso il pronto soccorso pediatrico del Cannizzaro: “Gli accessi giornalieri durante un singolo turno di lavoro in media sono di 50/60 pazienti ad alta e media complessità assistenziale. Come Cisl FP sottolineamo da tempo i numerosi fattori di rischio scaturenti dalla grave mancanza di personale, sia per gli utenti che per il personale infermieristico,medico e ausiliario che devono affrontare iper-afflussi”.
Simona Russo, infermiera e dirigente Cisl FP che lavora nel pronto soccorso del Policlinico Rodolico, parla di “utenti che, provando sfiducia nel mondo sanitario, quasi come una rabbia repressa, sono legittimati ad usare un comportamento violento e minaccioso, non riuscendo a comprendere il lavoro e la difficoltà di chi, come noi, ogni giorno deve garantire sicurezza e tutela per tantissimi utenti”. In più, aggiunge Russo, “Si parla sempre di aggressioni al personale sanitario, ma il ricorso alla denuncia dell’aggressione subita non è così tanto diffuso come si pensa, a meno che l’aggressione non sia fisica. Nonostante l’azienda metta a disposizione delle schede di segnalazione tuttavia, queste, non vengono utilizzate, non realizzando l’effetto sperato”.
I dirigenti Cisl FP e coordinatori del pronto soccorso dell’ospedale Garibaldi centro, infine, segnalano anche nella loro struttura il cresciuto rischio di aggressioni soprattutto in un periodo, come quello in corso, in cui si verifica un numero altissimo di accessi legato al picco della stagione influenzale.