Quante volte, come infermieri, ci siamo sentiti dire da alcuni medici, con pretese, di “assisterli”, dove l’infermiere, in un ruolo puramente esecutivo, prepara il materiale al medico, che poi esegue la procedura. Una volta terminata la procedura, l’infermiere è spesso “costretto” a smaltire il materiale utilizzato e a riordinare. Questi compiti non sono mansioni infermieristiche, ma del personale ausiliario socio-sanitario.
Qualifichiamo ora l’assistenza infermieristica:
L’assistenza infermieristica è rivolta a individui, comunità o popolazioni, sia in condizioni di salute che di malattia. L’obiettivo è il recupero di uno stato di salute ottimale e il miglioramento del benessere. Questa assistenza è pianificata, attuata, diretta e valutata da un professionista sanitario: l’infermiere, che è il responsabile del processo e si avvale del personale ausiliario per l’assistenza di base.
Molti libri di testo e linee guida, influenzati da un retaggio storico e culturale, confondono la figura dell’infermiere generico (ora OSS) con quella dell’infermiere laureato. È fondamentale sottolineare che il compito dell’infermiere laureato è quello di assistere il paziente nella sua complessità clinica.
Nelle procedure diagnostico-terapeutiche complesse, il ruolo dell’infermiere è cruciale per il successo del processo di cura. L’assistenza infermieristica si concentra infatti sulla salute del paziente, comprendendo attività come il corretto posizionamento, il monitoraggio emodinamico, la rilevazione di segni e sintomi, la somministrazione dei farmaci nel corpo umano e la prevenzione di situazioni avverse.
Purtroppo, a volte, anche a causa delle “preoccupazioni del contesto lavorativo” e della mancanza di personale, assistiamo a una svalutazione del nostro ruolo, dove l’infermiere si limita passivamente a fornire assistenza di base, concentrandosi sulle improprie richieste del medico e trascurando altri pazienti e le proprie competenze. Dobbiamo sottolineare che le richieste sopra descritte si configurano come dequalificazioni professionali, con conseguenze legali e danni all’immagine del professionista infermieristico.
Avete mai visto un medico preparare il materiale per una procedura di competenza infermieristica, come il posizionamento di un sondino naso-gastrico o di un catetere? Assolutamente no!
Infatti, come spiega anche il professor Mauro Di Fresco, “l’accessorietà o la strumentalità di una mansione in sanità” deve considerare la continuità del legame tra le prestazioni, affinché risultino complete ed efficaci. Ad esempio, la somministrazione endovenosa di un farmaco implica inevitabilmente la rottura della fiala, l’aspirazione del farmaco nella siringa e la preparazione del materiale. Queste attività preparatorie sono fondamentali per la prestazione principale, ovvero la somministrazione del farmaco, e il conseguente smaltimento della siringa rappresenta un’attività conseguenziale e finale della preparazione principale.
Questo concetto si applica anche a prestazioni di esclusiva competenza medica a bassa complessità, dove è il medico a preparare il materiale necessario per eseguire una rachicentesi, o, se presenti, il personale socio-sanitario specializzato.
In conclusione, questo articolo non intende creare tensioni tra le professioni sanitarie, ma sottolinea l’importanza della collaborazione tra medici e infermieri. È fondamentale lavorare in team multidisciplinari, dove ognuno contribuisce con le proprie competenze, sempre tenendo a mente che l’assistenza infermieristica è focalizzata sul paziente, non sul medico.
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