ci sono state manifestazioni di studenti e sindacati e scontri con la polizia
Martedì 5 aprile, in diverse parti della Francia, ci sono state delle manifestazioni degli studenti delle scuole superiori per protestare contro una nuova legge del lavoro la cui discussione è cominciata martedì in una commissione parlamentare, e che verrà discussa all’Assemblea nazionale a partire dal 3 maggio. Secondo il governo, la legge permettendo ai datori di lavoro una maggiore facilità nei licenziamenti aiuterà la crescita economica, ma è fortemente criticata dai sindacati e dalle organizzazioni studentesche.
A Parigi ci sono state manifestazioni in place de la Nation e in place de la Bastille, alle quali secondo la prefettura hanno partecipato circa 3500 persone. Ci sono stati degli scontri con la polizia, che hanno portato a 177 fermi, 130 solo a Parigi. Nella giornata di martedì si sono riuniti degli studenti per protestare anche a Marsiglia, Grenoble, Tolosa e Strasburgo.
Prima delle proteste di oggi c’era stata una grande manifestazione – non solo degli studenti – in diverse città francesi giovedì 31 marzo, alla quale avevano partecipato un numero di persone compreso tra le 390mila – secondo le autorità – e il milione e duecentomila, secondo i sindacati organizzatori. C’erano stati un centinaio di arresti e tredici agenti di polizia feriti negli scontri.
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Gli arresti di martedì sono avvenuti dopo che alcuni manifestanti hanno tirato degli oggetti contro la polizia, che a sua volta ha tirato dei gas lacrimogeni contro gli studenti. Martedì 34 licei in tutta la Francia sono stati occupati dagli studenti: lo scorso 31 maggio era successo invece in 170 licei, su un totale nazionale di 2500. I sindacati avevano anche organizzato uno sciopero generale, che ha coinvolto i trasporti ferroviari, quelli aerei, la pubblica amministrazione e la stampa. Aveva chiuso anche la Tour Eiffel, per uno sciopero dei suoi dipendenti. In tutto questo, un poliziotto è stato arrestato dopo la diffusione su internet di un video che lo mostra colpire con un forte pugno un manifestante mentre era bloccato da altri poliziotti. Il video è stato girato durante la manifestazione del 31 marzo, e ha fatto molto discutere negli ultimi giorni.
Cosa dice la riforma
La riforma contro la quale stanno protestando gli studenti e i lavoratori francesi è una proposta dell’attuale ministro del Lavoro francese Myriam El Khomri, ed era stata presentata lo scorso febbraio. Dopo molte proteste dei sindacati e successivi negoziati con il governo francese, lo scorso 14 marzo il primo ministro Manuel Valls aveva annunciato alcune modifiche. Una delle critiche principali alla riforma fatte dai sindacati è che avrebbe portato a un aumento delle ore di lavoro. In realtà la legge non prevede l’aumento dell’orario di lavoro settimanale oltre le 35 ore, ma cambia la retribuzione delle ore di straordinario, abbassandola al 10 per cento in più di quella ordinaria (attualmente è più alta del 25 per cento nelle prime otto ore di straordinario, dopo del 50 per cento). Di fatto, dicono i sindacati, se gli straordinari non saranno più sconvenienti per i datori di lavoro ce ne saranno molto di più e quindi l’orario di lavoro settimanale aumenterà con ridotti benefici per i lavoratori. La legge vuole anche rendere più facile per i datori di lavoro aumentare il numero massimo settimanale di ore di lavoro dei dipendenti e degli apprendisti, compresi gli straordinari.
Una delle norme più contestate della prima versione della legge era stata poi quella che cambiava le compensazioni riconosciute ai lavoratori licenziati ingiustamente: non sarebbe stata più decisa da un giudice ma stabilita in modo automatico in base all’anzianità di carriera. Questo punto è stato eliminato dalla legge dopo le modifiche presentate il 14 marzo. Tra le altre cose, la legge prevede anche cambiamenti nella retribuzione delle ore passate a casa dai lavoratori i cui lavori prevedono periodi di reperibilità (ma in cui stanno a casa), e soprattutto aumenta le motivazioni per le quali un’azienda può licenziare un dipendente per ragioni economiche.