NAPOLI- Francesco è un bimbo napoletano che ha compiuto otto anni a febbraio ed ha una patologia che pare uno scioglilingua: leucomalacia gliotica periventricolare multicistica in macrocrania da grave idrocefalo. Comporta ritardo psicomotorio e del linguaggio, crisi epilettiche ed episodi di cianosi. Quando succede, ha le convulsioni e non riesce a respirare. Urgono, in queste circostanze, la tempestiva somministrazione di un farmaco e di ossigeno attraverso una bombola.
Una vita molto complicata per lui e per i genitori, Alessandro Cardone ed Emilia Lauro. A scuola, Francesco frequenta l’istituto Bonghi. Si è appena iscritto alla quarta classe della primaria, le vecchie elementari. Per stare in aula con i compagni, ha bisogno di cure e di un professionista specializzato, capace di intervenire prontamente, in caso di crisi epilettiche o cianosi, per somministrargli farmaco ed ossigeno. Un infermiere, insomma. In prima e seconda classe e nei primi mesi della terza classe lo ha avuto, in virtù di una convenzione tra la Asl Napoli 1 ed il comune di Napoli, ed ha potuto così frequentare le lezioni come i suoi coetanei. Scaduta la convenzione, il 31 dicembre 2015, l’infermiere è andato via dalla scuola. I genitori di Francesco hanno chiesto alla Asl di non abbandonare il figlio. Invano. L’azienda sanitaria ha obiettato che non c’è la possibilità di prevedere assistenza infermieristica nelle scuole, che i bilanci sono quello che sono e che, al più, si sarebbe potuto rimediare addestrando un assistente tecnico amministrativo a compiti infermieristici. Per tutto il secondo quadrimestre dello scorso anno scolastico il bambino ha continuato a frequentare, dunque, solo in virtù dell’abnegazione della madre, Quest’anno il problema si è ripresentato.
Nel frattempo, però, è arrivata anche una sentenza del tribunale di Napoli, sezione lavoro e previdenza, alla quale si erano rivolti i genitori dell’alunno disabile, patrocinati dall’avvocato Giuseppe Iavarone. Rende giustizia alla famiglia di Francesco ed impone all’Asl Napoli 1 di garantire al bambino la presenza di un infermiere a scuola. I magistrati – presidente del collegio Carla Musella, giudici Giuseppe Gambardella e Carmen Lombardi – richiamano norme internazionali e nazionali – dalla legge istitutiva del sistema sanitario nazionale alla convenzione delle Nazioni Unite per le persone con disabilità – e bacchettano duramente i burocrati della Asl. «E’ evidente – scrivono nella sentenza pervenuta in Cancelleria il 26 settembre – che il diritto fondamentale e insopprimibile di cui si discute, quand’anche facente capo ad un solo minore svantaggiato, non tollera compressione in ragione di generiche esigenze organizzative collegate alle ordinarie attività svolte dalle Asl». Definiscono «inappagante» la soluzione prospettata dall’azienda sanitaria di destinare a Francesco, in caso di attacchi convulsivi o cianotici, un assistente tecnico amministrativo, sia pur formato, anche in ragione «dell’urgente necessità di assicurare al minore la possibilità di frequentare le lezioni già dall’inizio del corrente anno scolastico». Il bimbo avrà dunque finalmente e, si spera, rapidamente l’infermiere cosi Potrà frequentare la quarta classe per la sicurezza di tutta la scuola.