Da AssoCare.it
Alfredo Sepe fa lo sciopero della fame: “basta Infermieri detenuti contro la loro volontà nelle aziende sanitarie, permettere ai colleghi di tornare a casa,
“Gli Infermieri del SUD vengono detenuti contro la loro volontà in Emilia Romagna e in tutto il Nord d’Italia”. Lo ha dichiarato Alfredo Sepe, Infermiere presso l’Ospedale “Sant’Orsola – Malpighi” di Bologna e segretario provinciale della FIALS. Alfredo ha iniziato da qualche giorno lo sciopero della sete e della fame.
Il suo intento è quello di smuovere le coscienze e di far parlare finalmente sui nulla osta non dati per Mobilità vinte.
Il problema riguarda migliaia e migliaia di Infermieri Italiani che cercano di tornare a casa, non solo dal Nord al Sud, ma anche dalle Isole nei luoghi di provenienza e viceversa. Tantissimi sono anche i colleghi che dal Centro, dal Sud e dalle Isole maggiori si vogliono trasferire in altre sedi per motivi di famiglia e per scelte d’amore.
Alfredo, che interpreta le necessità di tantissimi colleghi schiavi delle aziende in cui lavorano, non ce la fa più ed ha inscenato questa singolare protesta a Bologna (dove attualmente ci sono circa 40° avvertiti) per dire basta al vergognoso silenzio che si cela dietro questo “prigionia impropria”.
Parlare di detenzione non è errato, soprattutto perché a tanti infermieri viene negato il diritto a ricongiungersi ai propri cari, ai propri figli, al proprio partner, alla propria famiglia, alla propria comunità d’origine. Girando per i blog infermieristici, nei gruppi e sulle pagine Facebook si trovano centinai se non migliaia di annunci di Infermieri che vogliono tornare a casa e che oramai non ce la fanno più a resistere. Lavorano male, sono stressati, operano contro voglia e di fatto sono un danno per una sanità italiana che vuole offrire più qualità, efficacia ed efficienza.
Quello del “ritorno a casa” è un problema che deve essere fatto proprio dalla Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi, dai Collegi infermieristici provinciali e dalle Organizzazioni sindacali. Ci sono migliaia di colleghi insofferenti, sfruttati, sottopagati e delusi da una professione che li costringe al demansionamento e alla carceri.
Alfredo, originario della Campania, da 10 anni a Bologna, ha girato un video e lo ha diffuso sul suo profilo Facebook. Nel suo appello si è presentato ammanettato, per dare l’idea reale di ciò che succede nelle aziende. Queste ultime non possono o non vogliono rilasciare i nulla osta, oberati da troppe assenze, da carenze croniche di personale e da Leggi nazionali e regionali che non aiutano chi vuole trasferirsi.
A Bologna, per esempio, come ricorda Sepe: “ci vogliono sequestrare, ci vogliono tenere prigionieri, le aziende sanitarie del Bolognese danno il nulla osta ma solo per 7-11 mesi”. Sembra ridicolo, ma è la pura realtà.
“Così si sfuma la possibilità per le persone che hanno una famiglia, che hanno dei figli, che hanno dei genitori disabili di tornare a casa”.
All’appello di Alfredo Sepe si aggiunge quello di AssoCare.it che invita la presidente della Federazione Ipasvi, Barbara Mangiacavalli, a dare voce a questi Infermieri che soffrono. Lo stesso appello lo si rivolge alla senatrice Annalisa Silvestro (PD), membro del Comitato Centrale Ipasvi e ai Collegi infermieristici di Bologna e dell’Emilia Romagna.
Infermieri prigionieri si contano non solo in Emilia Romagna, ma anche in Lombardia, in Liguria, in Toscana, nel Veneto, nelle Marche e nelle regioni minori del Nord. Molti, anche in numero più ridotto, sono quelli che dalle Isole vogliono tornare a casa (vale anche il contrario) e dal Sud vogliono salire al Centro o al Nord dell’Italia “socialmente disumana”.
AssoCare.it continuerà a parlare dell’argomento e ad ascoltare i colleghi che non riescono a trovare una soluzione e a riconquistare la dignità di essere umani!
E si, perché qui in gioco non sono tanto i trasferimenti, quanto la libertà delle persone di amare e di realizzarsi nei luoghi dove sono nati e/o con le persone a cui vogliono bene.
Alfio Stiro
NurseNews.eu