PALERMO. Dall’Ospedale Cervello ad una delle aree più “calde” del pianeta, il Kurdistan iracheno, per portare un po’ di buona sanità made in Sicily.
Parla anche palermitano, e profuma pure di panelle in pieno Ramadan, il progetto avviato in un territorio dove la guerra contro lo Stato islamico bussa costantemente alle porte, dove sono ospitati circa 200 mila sfollati, dove l’emergenza umanitaria ormai è una routine.
E’ un constesto nel quale si inserisce la storia di due infermieri palermitani, Eugenio Guerriero e Salvatore Carollo dell’Unità di trapianti di midollo osseo
dell’Azienda Ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello, che in questo mese di giugno sono stati due settimane all’Hiwa Cancer Hospital di Sulaymanyya nella regione autonoma del Kurdistan, in territorio iracheno, per affiancare medici e infermieri locali nell’avvio del nuovo centro trapianti del loro ospedale, in particolare per quanto riguarda le applicazioni di cateteri venosi centrali ad inserzione periferica.
Una tecnica per la quale si sono specializzati in un apposito master, e che li vede inseriti nel programma Picc Team, la struttura di specialisti avviata già l’anno scorso a Villa Sofia-Cervello e frutto di una collaborazione fra le Unità operative del Trauma Center, diretta da Antonio Iacono, e di Ematologia-Utmo diretta da Francesco Fabbiano e l’Unità trapianti midollo osseo diretta da Rosanna Scimè.
I due infermieri hanno aderito su base assolutamente volontaria e a titolo gratuito, all’iniziativa portata avanti da un medico che al Cervello ricordano bene, il professore Ignazio Majolino che negli anni ’90 ha fondato e diretto proprio a Palermo il Centro trapianti di midollo osseo dell’Ospedale Cervello, prima di trasferirsi all’Ospedale San Camillo di Roma per dirigere l’Unità di Ematologia.
Majolino è il motore principale del progetto, sostenuto dall’Agenzia italiana per la cooperazione dello sviluppo e fatto proprio dalla Fondazione Avsi – People for development, organizzazione non governativa, che hanno provveduto, questo lo scopo principale, a fornire all’Ospedale di Sulaymanyya, già dotato di tutte le attrezzature necessarie, il necessario know-how per far decollare l’attività di trapianti di midollo osseo.
In sostanza l’Hiwa Hospital era come una Ferrari, grazie anche agli investimenti del Governo regionale Curdo e del Governo di Baghdad, con piloti non preparati alla guida. A questo ci stanno appunto pensando ormai da diversi mesi, medici e infermieri provenienti da diverse regioni e ospedali italiani, che si stanno dando il cambio per raggiungere l’obiettivo. Guerriero (un cognome che già la dice lunga) e Carollo hanno offerto il loro apporto ed hanno anche potuto assistere al primo trapianto di midollo osseo di un paziente adulto.
Guerriero e Carollo hanno insegnato le tecniche relative al Picc, Pheripeherally Inserted Central Catheter, uno speciale catetere applicato a pazienti affetti da patologie oncologiche e non, acute e croniche,che necessitano di terapia infusionale per periodi di media e lunga durata come emotrasfusioni, antibiotico terapia, nutrizione parenterale totale. Viene posizionato con procedure di minore invasività, permettendo di evitare il ricorso a punture venose ripetute, favorendo un abbattimento delle infezioni ospedaliere, e dando la possibilità di somministrare farmaci che, se iniettati perifericamente, potrebbero causare danni tessutali alla vena stessa o al braccio.
Il posizionamento di un accesso venoso ottimale può inoltre facilitare la dimissione del paziente in tempi più rapidi, o si può anche optare per una
immediata dimissione del paziente in quanto mantenendo l’accesso vascolare può continuare al proprio domicilio le terapie necessarie.
“E’ stata un’esperienza magnifica – spiegano Guerriero e Carollo. Siamo andati lì per insegnare, ma in realtà abbiamo ricevuto tantissimo e continuano a
tenerci in contatto con medici e infermieri anche attraverso i social. Stavamo in ospedale dalle 8 del mattino fino alle 5 del pomeriggio, ma il nostro
impegno era iniziato prima della partenza per preparare il lavoro in inglese. I nostri interlocutori erano 30 infermieri e 2 medici, ma avevamo pure al nostro fianco come referente una dottoressa boliviana, Marcela Gabriel Arana e la collega infermiera di Monza, Laura Russo, che hanno svolto un lavoro importantissimo. Certo fuori dall’ospedale la realtà era sotto gli occhi di tutti con una forte presenza militare, scheletri di palazzi mai completati e abbandonati, povertà tangibile e poi l’esperienza forte della visita ai campi profughi iracheno e siriano di Emergency con tutti gli sfollati, ai quali abbiamo portato piccoli doni”.
Ma da Picc Team i due infermieri si sono anche trasformati in Cook Team. I due si erano infatti portati da Palermo, oltre a tutto il materiale preparatorio,
un dono particolare per medici e infermieri curdi, la farina di ceci. E lì sul posto si sono esibiti nella preparazione delle panelle che naturalmente hanno
ricevuto grande apprezzamento, ma che ovviamente sono state preparate e consumate dopo il tramonto, quando si interrompe il digiuno del Ramadan.
Ma oltre alle panelle, Guerriero e Carollo hanno cucinato la parmigiana di melanzane e la pasta con la zucchina fritta.
E così per alcuni giorni, oltre a cateteri, infusioni e trasfusioni, nel più profondo Kurdistan iracheno, 300 chilometri da Mosul, sotto Ramadan, la
“palermitanità” ha offerto, oltre a tanta professionalità ed esperienza, anche una bella sponda gastronomica di pace e allegria.
PALERMO. Dall’Ospedale Cervello ad una delle aree più “calde” del pianeta, il Kurdistan iracheno, per portare un po’ di buona sanità made in Sicily.
Parla anche palermitano, e profuma pure di panelle in pieno Ramadan, il progetto avviato in un territorio dove la guerra contro lo Stato islamico bussa costantemente alle porte, dove sono ospitati circa 200 mila sfollati, dove l’emergenza umanitaria ormai è una routine.
E’ un constesto nel quale si inserisce la storia di due infermieri palermitani, Eugenio Guerriero e Salvatore Carollo dell’Unità di trapianti di midollo osseo
dell’Azienda Ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello, che in questo mese di giugno sono stati due settimane all’Hiwa Cancer Hospital di Sulaymanyya nella regione autonoma del Kurdistan, in territorio iracheno, per affiancare medici e infermieri locali nell’avvio del nuovo centro trapianti del loro ospedale, in particolare per quanto riguarda le applicazioni di cateteri venosi centrali ad inserzione periferica.
Una tecnica per la quale si sono specializzati in un apposito master, e che li vede inseriti nel programma Picc Team, la struttura di specialisti avviata già l’anno scorso a Villa Sofia-Cervello e frutto di una collaborazione fra le Unità operative del Trauma Center, diretta da Antonio Iacono, e di Ematologia-Utmo diretta da Francesco Fabbiano e l’Unità trapianti midollo osseo diretta da Rosanna Scimè.
I due infermieri hanno aderito su base assolutamente volontaria e a titolo gratuito, all’iniziativa portata avanti da un medico che al Cervello ricordano bene, il professore Ignazio Majolino che negli anni ’90 ha fondato e diretto proprio a Palermo il Centro trapianti di midollo osseo dell’Ospedale Cervello, prima di trasferirsi all’Ospedale San Camillo di Roma per dirigere l’Unità di Ematologia.
Majolino è il motore principale del progetto, sostenuto dall’Agenzia italiana per la cooperazione dello sviluppo e fatto proprio dalla Fondazione Avsi – People for development, organizzazione non governativa, che hanno provveduto, questo lo scopo principale, a fornire all’Ospedale di Sulaymanyya, già dotato di tutte le attrezzature necessarie, il necessario know-how per far decollare l’attività di trapianti di midollo osseo.
In sostanza l’Hiwa Hospital era come una Ferrari, grazie anche agli investimenti del Governo regionale Curdo e del Governo di Baghdad, con piloti non preparati alla guida. A questo ci stanno appunto pensando ormai da diversi mesi, medici e infermieri provenienti da diverse regioni e ospedali italiani, che si stanno dando il cambio per raggiungere l’obiettivo. Guerriero (un cognome che già la dice lunga) e Carollo hanno offerto il loro apporto ed hanno anche potuto assistere al primo trapianto di midollo osseo di un paziente adulto.
Guerriero e Carollo hanno insegnato le tecniche relative al Picc, Pheripeherally Inserted Central Catheter, uno speciale catetere applicato a pazienti affetti da patologie oncologiche e non, acute e croniche,che necessitano di terapia infusionale per periodi di media e lunga durata come emotrasfusioni, antibiotico terapia, nutrizione parenterale totale. Viene posizionato con procedure di minore invasività, permettendo di evitare il ricorso a punture venose ripetute, favorendo un abbattimento delle infezioni ospedaliere, e dando la possibilità di somministrare farmaci che, se iniettati perifericamente, potrebbero causare danni tessutali alla vena stessa o al braccio.
Il posizionamento di un accesso venoso ottimale può inoltre facilitare la dimissione del paziente in tempi più rapidi, o si può anche optare per una
immediata dimissione del paziente in quanto mantenendo l’accesso vascolare può continuare al proprio domicilio le terapie necessarie.
“E’ stata un’esperienza magnifica – spiegano Guerriero e Carollo. Siamo andati lì per insegnare, ma in realtà abbiamo ricevuto tantissimo e continuano a
tenerci in contatto con medici e infermieri anche attraverso i social. Stavamo in ospedale dalle 8 del mattino fino alle 5 del pomeriggio, ma il nostro
impegno era iniziato prima della partenza per preparare il lavoro in inglese. I nostri interlocutori erano 30 infermieri e 2 medici, ma avevamo pure al nostro fianco come referente una dottoressa boliviana, Marcela Gabriel Arana e la collega infermiera di Monza, Laura Russo, che hanno svolto un lavoro importantissimo. Certo fuori dall’ospedale la realtà era sotto gli occhi di tutti con una forte presenza militare, scheletri di palazzi mai completati e abbandonati, povertà tangibile e poi l’esperienza forte della visita ai campi profughi iracheno e siriano di Emergency con tutti gli sfollati, ai quali abbiamo portato piccoli doni”.
Ma da Picc Team i due infermieri si sono anche trasformati in Cook Team. I due si erano infatti portati da Palermo, oltre a tutto il materiale preparatorio,
un dono particolare per medici e infermieri curdi, la farina di ceci. E lì sul posto si sono esibiti nella preparazione delle panelle che naturalmente hanno
ricevuto grande apprezzamento, ma che ovviamente sono state preparate e consumate dopo il tramonto, quando si interrompe il digiuno del Ramadan.
Ma oltre alle panelle, Guerriero e Carollo hanno cucinato la parmigiana di melanzane e la pasta con la zucchina fritta.
E così per alcuni giorni, oltre a cateteri, infusioni e trasfusioni, nel più profondo Kurdistan iracheno, 300 chilometri da Mosul, sotto Ramadan, la
“palermitanità” ha offerto, oltre a tanta professionalità ed esperienza, anche una bella sponda gastronomica di pace e allegria.
Alfio Stiro
Fonte
Giornale di Sicilia.it