Nursing Up e Nursind hanno proclamato altre due giornate di sciopero dopo lo stop del 23 febbraio. I due sindacati non hanno firmato la preintesa sul contratto e si dicono pronti a una vertenza ad oltranza. Tra i motivi del dissenso con gli altri sindacati il livellamento verso il basso delle retribuzioni e il mancato riconoscimento della progressione economica e contrattuale per la categoria.
Proclamate 48 ore di sciopero degli infermieri e del personale del comparto sanità (esclusa dirigenza) il 12 e 13 aprile 2018 per tutti i turni di servizio. Annunciate assemblee sul territorio nazionale: l’astensione dal lavoro avrà inizio dalle 00:00 di giovedì 12 aprile e proseguirà fino alle 24:00 di venerdì 13 aprile. Il primo ad annunciarlo è stato Nursing Up, che intende proseguire, congiuntamente con l’altra sigla di categoria Nursind, le protesteiniziate lo scorso 23 febbraio con lo sciopero nazionale e la manifestazione di piazza a Roma.
“Andiamo avanti con 48 ore di sciopero, forti dell’adesione massiccia dei professionisti sanitari che hanno provocato venerdì scorso il blocco delle sale operatorie degli ospedali e degli ambulatori nelle aziende sanitarie di tutta Italia. Vogliamo ascoltare il grido di protesta che si è levato durante la grande manifestazione di piazza Santi Apostoli, il grido di chi chiede riconoscimenti della propria dignità professionale che si traduce in una giusta retribuzione e turni di lavoro più umani”. É quanto ha dichiarato il presidente del sindacato Nursing Up, Antonio De Palma, che si dice certo della massima partecipazione.
“Non sarà certo un contratto misero, come quello sottoscritto il 23 febbraiscorso senza di noi, a fermare gli infermieri italiani. La mobilitazione prosegue – ha spiegato il sindacalista – per le stesse ragioni di prima: riteniamo inaccettabile la carenza di risorse dovuta al disinteresse del Governo verso gli infermieri e gli altri lavoratori del Ssn. C’è stata una grave mancanza di rispetto da parte delle istituzioni verso le migliaia di infermieri che hanno scioperato, nell’affrettare la chiusura del Ccnl con un tour de force di 28 ore, senza dare risposte alle nostre richieste”.
Le ragioni della lotta rimangono invariate per Nursing Up:
1. il perdurare del blocco del trattamento economico del personale del SSN previsto dal DL 78/2010 convertito nella legge 122/2010 e il taglio dei fondi della contrattazione integrativa, perchè non saranno certo 85 euro medi promessi a tutti i lavoratori o i 67 euro che il contratto appena sottoscritto attribuisce agli infermieri in categoria “D”, che consentiranno di colmare il vuoto lasciato da 9 anni di congelamento contrattuale
2. il mancato riconoscimento della progressione economica (passaggio di fascia) e di quella verticale (passaggio di categoria) per infermieri, caposala e altri professionisti sanitari del comparto
3. la mancata valorizzazione dell’anzianità di servizio delle professioni sanitarie non mediche tramite scatti di carriera, il mancato riconoscimento delle ore necessarie all’aggiornamento professionale, la mancata possibilità di svolgere attività libero professionale
4. il permanere della crisi occupazionale infermieristica che vede oltre 25mila infermieri disoccupati
6. il sovraccaricare di lavoro il personale infermieristico per via del mancato ricambio generazionale dovuto al blocco del turnover e alle esasperanti condizioni lavorative, logica conseguenza, e alle ristrettezze economiche e al drastico contenimento dei costi messi in campo dalle aziende sanitarie.
“Abbiamo deciso di proclamare altri due giorni di sciopero perché questa ipotesi contrattuale non ha giustificazioni valide né dal punto di vista economico né da quello normativo. Se passa così com’è, al netto dei palesi errori nei richiami contrattuali, avremo maggior lavoro per chi è in servizio (soprattutto per i part time che passano da 20 a più di 200 ore di straordinario all’anno) e meno assunzioni. Maggiore flessibilità richiesta dal datore di lavoro e meno esigibilità dei diritti per i lavoratori in particolar modo per il personale turnista”, così il segretario del Nursind Andrea Bottega.
“Dopo l’alta adesione allo sciopero del 23 febbraio abbiamo ricevuto da più parti la richiesta di continuare la lotta perché i lavoratori si sono giustamente offesi per come sono stati considerati dai firmatari (mai era successo che i sindacati firmassero finchè i lavoratori erano in sciopero) e per l’esito di tale contratto che non ha distribuito le risorse economiche dignitosamente ed è riuscito a peggiorare le condizioni lavorative. Ricordiamo che negli enti locali, gli stessi firmatari, hanno aumentato le indennità di turno diurno, notturno e festivo mentre in sanità, dove sono gli infermieri la gran parte dei lavoratori notturni e festivi, hanno preferito allargare le indennità di disagio al profilo tecnico. Siamo, inoltre, l’unico comparto che riceverà gli aumenti da aprile 2018 anziché da marzo”, aggiunge Bottega.
“Chi ha firmato – un contratto che abbiamo definito politico pre-elettorale – è riuscito a scontentare tutti riducendo la forbice salariale e imponendo una parte normativa peggiorativa. La dignità degli infermieri non è negoziabile e pertanto il dissenso e la protesta continua e la porteremo a ridosso delle elezioni RSU dopo averla portata il 23 a ridosso delle politiche”, conclude il leader del Nursind.
Fonte Quotidiano sanita