L’arresto cardio-circolatorio rappresenta una delle emergenze mediche più drammatiche che possano capitare ad un operatore sanitario durante il proprio turno di servizio, sia in ospedale che nel territorio. In Ospedale, a seconda dei dati disponibili, l’incidenza degli arresto cardio-circolatorio varia da 3,3/1000 ricoveri/anno (Stati Uniti) a 1,5/1000 ricoveri/anno (Svezia).
I ritmi di presentazione dell’arresto cardiaco intraospedaliero nell’ 80% dei casi, sono ritmi non defibrillabili come l’asistolia e l’attività elettrica senza polso che sono strettamente correlati ad una elevata comorbilità e quindi, ad una prognosi peggiore. Contrariamente a quanto uno si aspetta gli arresti cardiocircolatori intraospedalieri si verificano più frequentemente nei reparti non intensivi, medici in primis e poi nei reparti chirurgici. Gli arresti cardio-circolatori intraospedalieri differiscono da quelli extraospedalieri perché non sono mai improvvisi, anzi sono preceduti, da 24 a 48 ore prima, da segni e sintomi di peggioramento clinico. Esso, per l’operatore sanitario che turna, rappresenta un evento tanto raro quanto drammatico ed è un evento che richiede il massimo della performance, della tempestività, dei farmaci e dei device corretti. E’ necessario quindi acquisire le capacità cognitive e manuali necessarie ad affrontare l’arresto cardiocircolatorio “in tempi di pace” e lo strumento appropriato è rappresentato dalla formazione continua (training e re-training) partecipando a corsi conformi alle Linee Guida internazionali che utilizzano la macro simulazione. L’infermiere può, in casi di emergenza ed urgenza, fare riferimento ai sistemi di emergenza intraospedalieri. Un contributo fondamentale in tal senso è stata la 1st International Conference on Medical Emergency Team Responses tenutasi a Pittsburgh nel 2005 con la partecipazione di esperti provenienti da tutte le parte del mondo, nella quale sono stati rivisitati i modelli organizzativi sviluppati in differenti realtà locali di diversi paesi ed è stato sistematizzato e proposto il modello del Rapid Response System (RRS) quale approccio razionale ed universale alle emergenze intraospedaliere. Il modello Rapid Response System è caratterizzato da un “braccio afferente” in grado di intercettare l’evento avverso acuto e attivare una risposta basata su criteri predefiniti e da un “braccio efferente” composto da personale altamente qualificato per la risposta all’emergenza e alle cure intensive (Medical Emergency Team: MET) e dalla disponibilità di un adeguato sistema di raccolta dati.
Il “braccio afferente” è responsabile del riconoscimento e dell’attivazione della risposta all’emergenza ed è costituito dal personale sanitario dei reparti di degenza. Il personale deve osservare e monitorare il paziente e i suoi parametri fisiologici fin dal momento del ricovero in ospedale, deve saper riconoscere precocemente il paziente critico attraverso l’osservazione periodica di segni vitali selezionati ed attivare rapidamente la risposta sulla base di criteri di allarme specifici e codificati in ogni ospedale (track and trigger). I criteri di attivazioni più comunemente utilizzati nelle diverse realtà si basano su parametri ed osservazioni riconducibili a due principali modalità:
Sistemi di allerta del team d’emergenza (METalarm o METal) in presenza di una significativa alterazione di uno o più parametri considerati, in cui vengono individuati criteri rossi (come arresto cardiocircolatorio o arresto respiratorio) o criteri gialli (come improvvisa desaturazione, cianosi diffusa, imponente emorragia da una ferita chirurgia o una frequenza respiratoria superiore ai 36 atti per minuto). In presenza di un criterio rosso o di due criteri gialli viene effettuata la chiamata al Team;
Sistemi a punteggio aggregato (Early Warning Signals, EWS), in cui viene assegnato un punteggio all’alterazione di ogni parametro considerato in relazione al grado di scostamento dai valori normali. Un esempio è il Modified Early Warning Score. Le anomalie fisiologiche più comuni sono i cambiamenti dei segni vitali di base quali respirazione, polso, pressione arteriosa, temperatura, ossigenazione e funzione mentale e parametri aggiuntivi come il dolore, la diuresi o la glicemia.
In seguito alla valutazione del paziente e alla presenza di requisiti che, secondo il sistema METal o il sistema MEWS, richiedono soccorso avanzato, si procede con la chiamata al Team d’emergenza. La chiamata può essere effettuata da un infermiere o da un medico, rispettando quelli che sono i criteri. La chiamata va svolta rapidamente, fornendo però alcune importanti informazioni:
Reparto, o l’area, in cui si sta verificando l’emergenza, con il livello e il nodo;
Il numero della camera;
Il motivo della chiamata, specificando i criteri che la hanno determinata;
Eventuali altre notizie importanti, per esempio se si tratta di un bambino (emergenza pediatrica), se sono presenti particolari fattori di rischio, ecc.
Nei pochi minuti che intercorrono tra la chiamata di allertamento e l’intervento del team della Rianimazione, vanno eseguite alcune operazioni che faciliteranno l’intervento di soccorso. Gli operatori di reparto devono provvedere alla sicurezza degli operatori, del paziente e dei visitatori. I visitatori vanno allontanati dalla scena. Vanno utilizzati i DPI (dispositivi di protezione individuali), il materiale contaminato va smaltito correttamente. Nel caso di situazioni particolari il MET va prontamente avvisato e in caso di patologie trasmissibili (ad esempio tubercolosi polmonare) vanno resi disponibili nel reparto d’intervento i presidi di protezione adeguati alla situazione. Nell’attesa, di fondamentale importanza è anche l’assistenza al paziente, fornita dall’operatore che ha eseguito le valutazioni, insieme al Medico di Reparto. Ipotizzando la presenza di due operatori di reparto, questi si divideranno i ruoli, uno entra a far parte come terzo componente del MET, che quindi sarà così composto:
1. Anestesista-rianimatore: è il Team- Leader, fornisce indicazione agli altri membri della squadra e provvede alla gestione delle vie aeree effettuando all’occorrenza l’intubazione orotracheale;
2. Infermiere di Rianimazione: supporta il medico nella gestione delle vie aeree, effettua eventualmente la defibrillazione e il massaggio cardiaco e si occupa della preparazione dei farmaci;
3. Infermiere di reparto: collabora con l’infermiere di rianimazione nel massaggio cardiaco esterno e nella somministrazione dei farmaci.
Concludendo, l’emergenza intraospedaliera resta una tematica che viene affrontata in modo ancora inadeguato, causando un insufficiente formazione dei dipendenti sanitari. A tal proposito, per sopperire a tale carenze tutti gli infermieri dovrebbero seguire un corso ILS (Immediate Life Supports), in quanto ogni reparto può trasformarsi in pochi secondi in un area critica, ove l’agire in modo tempestivo ma soprattutto in modo corretto aumenta le percentuali di esito positivo di un avvenimento avverso. Il Corso ILS è nato per gli operatori sanitari che, per usare termini attuali, dovrebbero costituire il cosiddetto braccio afferente dei sistemi di risposta rapida all’emergenza intraospedaliera. La durata di un solo giorno ed i contenuti del corso (focalizzati sugli aspetti più importanti della rianimazione cardiopolmonare, sulla prevenzione dell’arresto cardiaco e su protocolli standardizzati) permettono al Corso ILS di trovare una opportuna sintesi tra necessità di formazione per un ampio numero di operatori e costi organizzativi. A tale formazione bisogna però poi associare anche una documentazione valida che permetta di standardizzare gli atteggiamenti da assumere in circostanze simili. Importante è quindi la diffusione di un protocollo operativo condiviso da tutte le unità operative, attualmente ancora in disuso ma che potrebbe rappresentare un’occasione di svolta importante per il futuro. Ogni infermiere deve poter far riferimento ad un documento scritto che possa supportarlo ed orientarlo nel corretto agire, in modo da poter ottimizzare le azioni da eseguire in caso di emergenza.
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