FIALS, superare le carenze del personale in sanità con il patto per la Salute 2019-2021
Si assiste nelle diverse Aziende Sanitarie ad una mancanza critica e ad un vuoto spaventoso di personale delle professioni sanitarie, specie infermieri, operatori socio sanitari, personale della riabilitazione e lo stesso personale amministrativo.
Così Giuseppe Carbone, Segretario Generale della FIALS, nell’incontro con la Conferenza delle Regioni e Province Autonome presente, su mandato del Presidente Stefano Bonaccini, il presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità, Sergio Venturi (Assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna).
Un incontro fortemente positivo ha dichiarato Carbone nel quale sono state illustrate le nostre richieste, già presentate ai diversi soggetti istituzionali, con riferimento ad alcune problematiche relative al personale del SSN e che hanno trovato nel Presidente Venturi un’attenzione e sensibilità profonda con la decisione di ritrovarsi, a breve tempo, subito dopo i primi incontri tra Conferenza delle Regioni e Ministero della Salute sul nuovo Patto della Salute 2019 – 2021.
Le prestazioni assistenziali, ha subito riferito Carbone a Venturi, vengono quotidianamente tamponate con soluzioni che non dovrebbero essere considerate lecite, come quella di non assumere personale, ma di utilizzare, per risparmiare il lavoro straordinario, lo strumento delle pronte disponibilità, quello messo a disposizione da cooperative o col lavoro interinale, cosa che non aiuta né la professionalità del singolo, stressato e sottopagato né il professionista numericamente insufficiente a erogare un’assistenza di qualità né un’assistenza specializzata che i professionisti potrebbero erogare ma che le organizzazioni con scarso organico non riescono a riconoscere e valorizzare adeguatamente.
La mancata rimozione del tetto di spesa per le assunzioni del personale del SSN nella conversione in legge del DL semplificazioni, le incertezze sulla crescita economica e le spinte sul regionalismo differenziato ci hanno spinti a chiedere un confronto, ha affermato Carbone, con la Conferenza delle Regioni anche in vista del Patto per la Salute 2019 – 2021.
Non ci bastano certamente le dichiarazioni di impegno rilasciate dal Ministro della Salute Grillo all’indomani della conversione della legge sulla Semplificazione “Il Ssn ha bisogno di nuove assunzioni”, perché ha proseguito Carbone, la domanda per servizi sanitari aumenterà moltissimo nei prossimi anni a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e di converso il pensionamento – con quota 100 – di una grande parte di personale, per lo più infermieristico, si stima intorno al 4% solo nel 2020 – metterà in ginocchio ed in pieno collasso il nostro sistema sanitario.
Necessità dare un forte impulso alle politiche del personale e ad un patto per il lavoro in sanità con l’apertura di un tavolo di confronto politico, Ministro della Salute, Ministro Pubblica Amministrazione, Regioni e Sindacato per definire nell’immediato, nella conversione in legge del decreto legge “reddito di cittadinanza e quota 100” e nell’ambito del Patto per la Salute 2019-2021 un Patto per il Lavoro in sanità che definisca due obiettivi imprescindibili: un turn-over del personale al 100%, come nel comparto funzioni centrali, oltre alla necessità di ulteriori assunzioni straordinarie con la definizione degli standard del personale.
Siamo fortemente insoddisfatti, ha proseguito Carbone, della recente leggedi Bilancio 2019 che ha fissato in € 114.439 milioni il fabbisogno sanitario nazionale (Fsn) per l’anno in corso (senza un euro in più nonostante i rinnovi contrattuali già definiti ed in atto) e messo nero su bianco un sospirato aumento di € 3,5 miliardi per il prossimo biennio (+ € 2 miliardi nel 2020 e + € 1,5 miliardi nel 2021) ed ulteriori € 2 miliardi per edilizia sanitaria e ammodernamento tecnologico.
NIENTE ancora per la politica di assunzioni necessarie di personale per riportare le condizioni di lavoro ad uno stato umano e ridurre attraverso questa via, come il “Contratto di Governo” ha promesso, le liste di attesa.
NIENTE risorse vincolate per i rinnovi contrattuali.
NIENTE rimozione dei vincoli di spesa per sbloccare il turnover:respinti ultimamente nella conversione del d.l. semplificazione gli emendamenti che proponevano di modificare il tetto di spesa per il personale, fissato all’ammontare del 2004 diminuito dell’1,4%.
NIENTE per superare il blocco imposto dalla sciagurata legge “Madia” alle risorse accessorie e pochissima cosa prevista dall’art. 11 della legge semplificazione comunque già definito nel contratto nazionale.
Mentre il Governo elargisce a piene mani “flat tax” alle partite IVA, ha denunciato Carbone, per il personale del S.S.N. non vi è alcuna attenzione e né impegni definiti. Anzi vi sono sempre e di più politiche di inasprimento che vanno ad aumentare la distanza dai dipendenti del settore privato (vedesi liquidazione TFR/TFS come il sistema pensionistico per quota 100, la detassazione della produttività di risultato).
Le risorse per la sanità previste dalla legge di bilancio sono subordinate alla stipula entro il 31 marzo 2019 di un’intesa Stato-Regioni sul Patto per la Salute 2019-2021 che deve contemplare “misure di programmazione e di miglioramento della qualità delle cure e dei servizi erogati e di efficientamento dei costi”.
I 350 milioni di fondi previsti per la riduzione dei tempi di attesa (150 per il 2019 e 100 per anno 2020 e 2021 non potranno essere utilizzati dalle Regioni per assunzione di personale
Ci troviamo a quasi due mesi dalla definizione del nuovo Patto per la Salute 2019-2021, mentre Il Patto per la salute 2014-2016, ha accusato Carbone,in larga misura è rimasto volutamente disatteso,in specie l’art. 22 sulla determinazione degli standard del personale come il superamento dell’1,4% sulla spesa del personale al 2004.
Tanto più determinate sono le nostre preoccupazioni sulla forte carenza di personale, perché la Legge di Bilancio vincola il finanziamento 2020-2021:
solo alla sottoscrizione e non all’attuazione del nuovo Patto;
sia perché i € 3,5 miliardi di aumento del Fsn sono inevitabilmente legati ad ardite previsioni di crescita economicache iniziano impietosamente a vacillare.
Da un lato, ha continuato Carbone, l’Istat ha già certificato che il Paese è in recessione, dall’altro il rapporto dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha lanciato l’allarme sulle clausole di salvaguardia, sottolineando che le politiche allocative implicano una perdita di terreno della sanità rispetto alla crescita del Pil nominale.
In particolare, rispetto al tendenziale, la spesa sanitaria potrebbe ridursi di circa € 170 milioni nel 2020 e di € 1 miliardo nel 2021 e questo significherebbe, di certo ed ancora una volta, nessun investimento sulle risorse umane nei vari servizi sanitari regionali.
Ma la nostra preoccupazione va ben oltre il finanziamento del SSN, in vista anche dell’accelerazione sul regionalismo differenziato che lascia emergere, nei 3 pre-accordi in essere (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) ed ora anche Liguria, diverse richieste di autonomia superiore, anche, di quelle a statuto speciale come, anche, i contratti a livello regionale per i dipendenti della sanità previsti nell’articolato della regione veneto.
Non auspichiamo certamente azioni di lotta e di sciopero in sanità che andrebbero sicuramente a ledere i diritti fondamentali di assistenza e di cura dei cittadini, ma certo non possiamo subire il vuoto spaventoso dei diversi governi, come anche quello attuale, sulle politiche delle assunzioni di personale in sanità.
Chiediamo, ha sottolineato Carbone, impegni più decisionisti e concreti della Conferenza delle Regioni nell’ambito del nuovo Patto della Salute triennio 2019-2021 e l’avvio di un confronto in funzione delle esigenze di qualificazione e potenziamento degli organici delle aziende sanitarie correlate alla piena erogazione dei livelli essenziali di assistenza, anche attraverso una la copertura del turn over al 100%.
Un nuovo Patto della Salute nel quale necessita investire sul potenziamento della sanità territoriale e per rilanciare questa idea forza, afferma Carbone, un ruolo determinante lo può e lo deve svolgere in particolare l’organizzazione distrettuale delle Cure Primarie nella quale assume un ruolo primario l’assistenza territoriale garantita dalle professioni infermieristiche, dal ruolo del case manager infermieristico nella presa in carico di pazienti in condizioni croniche ad alta complessità o di non autosufficienza/disabilità e al profilo gestionale del personale infermieristico nel nuovo Ospedale di comunità e per questo come FIALS, riteniamo necessario l’istituzione dell’Infermiere di famiglia.
Come rimane necessario, rimarca Carbone, l’attivazione dei percorsi a livello di singola regione, per il riconoscimento degli incarichi professionali “esperto” previsti dal CCNL 21.5.2018 nei confronti degli operatori del ruolo sanitario e del profilo dell’assistente sociale, a partire dall’individuazione dei percorsi regionali diretti al riconoscimento delle competenze avanzate necessarie per il conferimento degli incarichi di “professionista esperto”; ciò anche attraverso soluzione omogenee tra le regioni, con le opportune forme di adattamento alle specificità regionali.
Necessita, sollecita Carbone, la convocazione urgente della Commissione Paritetica prevista del CCNL per l’avvio del percorso di organica revisione del sistema di classificazione del personale, con particolare riferimento all’area delle professioni sociosanitarie (in attuazione di quanto previsto dall’art. 5 della legge 3/2018) e proprio per l’Operatore Socio Sanitario, rende indispensabile che questo profilo abbia le giuste implementazioni di competenze, sviluppo professionale, rimodulazione della formazione nei contenuti e nelle modalità, prevedendo anche per esso l’attivazione di attività di educazione continua in medicina, in analogia a quanto previsto per le professioni sanitarie.
Ed ancora, in conclusione, ha riferito Carbone al Dr. Venturi, l’istituzione presso l’ARAN dell’Osservatorio Paritetico previsto dal CCNL 21.5.2018, quale luogo di confronto, oltre che sui casi in cui le Aziende procedono ad adottare in via provvisoria ed unilaterale le decisioni nelle materia affidata alla contrattazione integrativa, nelle more della conclusione del processo negoziale, anche su temi contrattuali che assumano una rilevanza generale, anche al fine di prevenire il rischio di contenziosi generalizzati.
Fials