Abbiamo appreso con soddisfazione che l’Amministrazione Difesa, con una nota del 28 febbraio scorso ha disposto immediate ed urgenti verifiche sulla corretta applicazione della vigente normativa che sancisce l’obbligo di iscrizione al relativo Albo Professionale anche per il personale militare delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative e tecnico-sanitarie. È evidente che la richiesta d’immediate verifiche che lo scorso 8 febbraio abbiamo inviato alla Ministra della difesa, Elisabetta Trenta, non è caduta nel vuoto.
Finalmente abbiamo vinto un’altra battaglia di legalità iniziata nel lontano 2011 con diverse interrogazioni parlamentari presentate dall’On. Maurizio Turco (Radicali) che, sull’argomento, su iniziativa del Partito per la tutela dei diritti dei Militari, aveva più volte evidenziato il problema delle circolari e delle interpretazioni elusive degli obblighi di legge, finanche a dettagliare, negli anni che seguirono, come le stesse potessero rappresentare di per sé causa ostativa nello scambio di servizi “dual use” con la sanità civile, come nel caso della collaborazione tra Marina Militare e Asl Spezzino n. 5.
Per questi motivi, al fine di garantire la tutela dei nostri iscritti, nonché dei fruitori delle competenze degli infermieri militari in virtù delle collaborazioni già in essere tra sanità militare e civile e i fruitori dei servizi erogati dalla sanità militare (ospedale Celio), alla luce della normativa vigente, invitiamo la Ministra della Difesa a disporre l’immediata sospensione dall’esercizio della professione sanitaria di ogni militare che non sia in regola con l’iscrizione all’Albo professionale per evitare l’eventuale commissione o la continuazione del reato previsto e punito dall’articolo 348 c.p., ovvero di altri che adesso dovranno essere accertati e valutati dalla competente Autorità Giudiziaria.
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