Il mondo del volontariato e delle onlus è in lutto per la morte di due toscani che erano a bordo dell’aereo precipitato in Etiopia in un tragico incidente in cui hanno perso la vita 157 persone nella mattina di domenica 10 marzo.
Carlo Spini, 75 anni e la moglie Gabriella Vigiani sono tra le vittime del volo dell’Ethiopian Airlines che dalla capitale etiope Addis Abeba stava raggiungendo il Kenya. La coppia lascia quattro figli. “Hanno vissuto sempre insieme, sono andati via insieme”, dice uno di loro ricordando affranto i genitori.
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L’incidente è avvenuto pochi minuti dopo il decollo. Il velivolo è precipitato al suolo e non c’è stato niente da fare per passeggeri e equipaggio. La coppia proveniva dalla provincia di Arezzo. Carlo Spini era stato medico a Pieve Santo Stefano e Sansepolcro. La moglie era un’infermiera. Nella struttura ospedaliera di Sansepolcro, lui lavorava nel reparto di medicina generale, lei come caposala.
Dopo la pensione, nel 2002, Spini si era dedicato anima e corpo al volontariato in Africa, attivià che svolgeva anche quando ancora lavorava.
Era diventato presidente di Africa Tremila, una onlus bergamasca che negli anni ha realizzato progetti assistenziali in diversi Paesi africani ma anche a Cuba. L’opera di Spini e della moglie era instancabile. Avevano costruito insieme alla onlus un ospedale in Zimbawe. Una struttura simile era stata aperta nel Sud Sudan. Africa Tremila è stata particolarmente colpita in questo incidente. Oltre a Spini e alla moglie, sul volo c’era anche il commercialista lombardo Matteo Ravasio, che dell’associazione era il tesoriere.
“Sono moderni testimoni di pace. Con il loro fare cercano di portare la pace tra i popoli, anche in Africa”, dice della coppia il sindaco di Sansepolcro (Arezzo) Mauro Cornioli.
Lui medico in pensione e lei infermiera caposala dell’ospedale di Sansepolcro, “hanno una famiglia bellissima. Sono conosciutissimi e stimati, tutti gli vogliono bene”, racconta il sindaco. “Da tanti anni, anche prima della pensione, viaggiavano per aiutare il prossimo in Africa. Portavano la loro esperienza organizzando tante iniziative qui. Hanno sempre fatto quello in cui credevano”, afferma Cornioli.
La Nazione